In India per ripulire il Gange. In Egitto per sviluppare la capacità produttiva: sfratto in vista per i distretti di Kanpur e del Cairo

I precedenti governi locali hanno evitato di affrontare il problema per ragioni di opportunità politica: le concerie attive a Kanpur sarebbero 400, creando un bacino di lavoro (secondo la stampa indiana) per oltre due milioni di persone. L’idea di chiudere il distretto per trasferirlo altrove, insomma, sembrava impraticabile. Il nuovo primo ministro dell’Uttar Pradesh, Yogi Adityanath, invece ha ottenuto dal Tribunale Nazionale per l’Ambiente (NGT) la delega a procedere con l’individuazione di un nuovo sito produttivo. Il premier, espressione del partito nazionalista Indù, è intenzionato ad andare in fondo alla questione perché vede nella concia, ancor più che nelle altre attività industriali dello Stato, la principale causa di inquinamento del fiume sacro del Gange. In Egitto, intanto, prende forma un piano di ristrutturazione che intende potenziare la capacità produttiva dell’area pelle locale. Helwan Company for Metallic Appliances, società partecipata dal Ministero della Difesa, ha siglato l’accordo con la società per lo sviluppo Urbano e Industriale del Cairo, partecipata invece dal Ministero per le Attività Economiche, per spostare le imprese dell’area pelle (concerie, botteghe e imprese) dalla città capitale al sito industriale di Al-Robeky City. Nuova casa, nuovi macchinari, nuova capacità.

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