Qualità della pelle e distretti, ricerca e capitolati, Unione Europea e protezionismo. Il dibattito in Assemblea

“Il problema c’è, riguarda l’intero settore e ci stiamo impegnando per trovare una risposta. In collaborazione con Cotance, la federazione europea delle associazioni della concia, ad esempio stiamo sviluppando un progetto in Spagna per contrastare il decadimento della qualità delle pelli ovine”. Gianni Russo, presidente di Russo di Casandrino e di UNIC – Concerie Italiane, dal palco dell’Assemblea 2018 risponde, durante il dibattito con i 5 vice-presidenti dell’associazione, alle preoccupazioni sulla qualità della materia prima sollevate da Hermès. Il tema era urgente per la concia italiana già prima del recente polverone. Ora che sulla questione insistono i brand del lusso, però, la questione si fa più stringente. Perché l’alto di gamma rappresenta un cliente fondamentale, che “cresce, imponendo alle concerie di saper stare al loro passo”, spiega Alessandro Iliprandi, conceria Bonaudo. Sul fronte dell’identità e del valore del “materiale pelle”, Piero Rosati, Conceria Incas, osserva: “La caratteristica principale della pelle, la sua naturalezza, non andrebbe persa. Una pelle è bella in sé, anche con i suoi difetti, come una donna che non ha bisogno per forza di truccarsi”. A proposito di chimica, Graziano Balducci, conceria Antiba, da neo-presidente della Stazione Sperimentale (SSIP) rinnova l’impegno nella direzione della ricerca, dell’innovazione e della sostenibilità “a partire dalla nuova sede, con nuovi laboratori, presso i locali della ex Olivetti di Pozzuoli e del coinvolgimento dell’ex ministro Luigi Nicolais”. La concia italiana riparte per il prossimo anno forte anche di certezze. Per esempio, “La forza dei distretti – dice Rino Mastrotto, dell’omonimo gruppo conciario –, che ha permesso al nostro Paese, a differenza di altri, di non perdere il proprio manifatturiero”. E l’apertura ai mercati internazionali: “Per noi sono fondamentali – sottolinea Valter Peretti, gruppo Peretti –. Si può discutere di come riformare l’Unione Europea, ma non immaginarne l’abbandono, con il ritorno alle barriere doganali tra Paesi”.

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