I punti da cui partire, per raccontare l’Assemblea Annuale delle concerie italiane (svolta a Milano giovedì 14 e venerdì 15 giugno) potrebbero essere molteplici e tutti di ugual importanza. In estrema sintesi: alle sessioni assembleari ha partecipato un numero mai così alto di aziende, con un livello di dibattito e condivisione decisionale “aperto e trasparente” che ha permesso di innescare un definitivo cambio di passo. Una “epocale svolta associativa” che da UNIC definiscono come qualcosa che “non rappresenta un punto d’arrivo, quanto, piuttosto, un nuovo punto di partenza”. Il tutto, “alla luce di una nuova stagione di unione, coesione e inclusività”. Ma andiamo con ordine. Prima di tutto, l’associazione conciaria italiana, “per meglio identificare il settore ed evidenziare la forza e la volontà di unione del comparto”, ha annunciato il proprio rebranding in UNIC – Concerie Italiane. Poi, dopo 40 anni, è stata varata una riforma contributiva: il carico di ogni associato sarà parametrato al fatturato annuale, in un’ottica di equità. In parallelo, è stato ottimizzato il metodo di valutazione delle aziende associabili: soci effettivi di UNIC potranno essere solo le aziende “realmente inquadrabili come imprese industriali della concia”. Sembra una strategia selettiva: in realtà è inclusiva e apre le porte a un ampliamento del numero degli associati. Alcune concerie (anche di grandi dimensioni), infatti, si sono riavvicinate in modo concreto alla vita associativa. Segno che il grado di autorevolezza e rappresentatività dell’associazione è ritenuto dal settore “utile e imprescindibile” e basato “sulla forte coesione tra tutte le cariche direzionali, i vicepresidenti, i consiglieri – spiegano i conciatori – e la grande motivazione delle divisioni che compongono lo staff interno di UNIC. Le sfide che ci attendono dovranno essere affrontate con una determinazione tale che solo un giusto coinvolgimento di tutta la struttura potrà garantire risultati certi”.
UNIC, l’anno della svolta associativa: rebranding, novità dello Statuto (e non solo) in nome di unione, coesione e inclusività
