Urso: “L’attenzione per il settore conciario è una priorità”

Urso: "L'attenzione per il settore conciario è una priorità"

“L’attenzione per il settore conciario rappresenta una priorità“. Queste le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (nella foto). L’impegno del governo per la filiera conciaria. Gli strumenti per tutelare impresa e tradizione artigianale. La sinergia tra gli attori del sistema Italia. Sono temi affrontati da Urso nell’intervista che ci ha rilasciato.

L’eccellenza della pelle italiana

Quali sono gli indirizzi che il Governo intende attuare valorizzando il lavoro di settori che, come la concia, concorrono all’eccellenza e ai primati del made in Italy?

Uno dei primi atti di questo governo è stato quello di cambiare il nome del Ministero per dimostrare da subito un vero cambio di passo. Riportare al centro della nostra azione le imprese e le filiere industriali e aprire un dialogo con gli attori principali per valorizzare le eccellenze che rappresentano l’Italia nel mondo. Il settore conciario è una di quelle. Un sistema che conta oltre 17.000 addetti e più di 1.100 aziende. Una grande realtà che costituisce un unicum, con un modello industriale basato in distretti e dominato da piccole imprese, specializzate per tipologia di lavorazione e destinazione merceologica. Veneto, nella valle del Chiampo: Toscana, nella provincia di Pisa e di Firenze; Campania, in provincia di Avellino, sono le principali aree in cui viene prodotta la quasi totalità della pelle. Le aziende sono spesso a conduzione familiare con un’alta professionalità che ci ha permesso di rispondere al meglio alle sfide degli ultimi anni. Come Ministero delle Imprese e del Made in Italy abbiamo aperto numerosi tavoli di confronto con i rappresentanti di tutti i principali settori industriali per un confronto continuativo, sano e costruttivo. Tra questi, lo scorso gennaio, abbiamo aperto quello della Moda, con tutte le rappresentanze di tutta la filiera, industria conciaria compresa. Nelle prossime settimane presenterò il disegno di legge sul Made in Italy dove troveranno risposta tante delle istanze che sono emerse a quel tavolo per sostenere le imprese che ci rendono grandi nel mondo.

L’attenzione per il settore conciario è una priorità

L’industria conciaria italiana rappresenta il 65% di quella europea, ed è riuscita a reggere sfide difficili nonostante in passato siano mancate politiche governative di supporto. Può contare sul suo impegno per superare questa mancanza, raccogliendo le istanze che arrivano dai conciatori italiani soprattutto in sede europea?

Stiamo lavorando affinché l’Europa riconosca la peculiarità del sistema Italia, fatto di tante piccole e medie realtà industriali. Per questo motivo abbiamo iniziato un percorso di dialogo affinché in sede europea siano prese decisioni pragmatiche e non più ideologiche. La pandemia, prima, e la guerra in Ucraina, dopo, hanno cambiato la geopolitica e gli equilibri economici in cui viviamo. È arrivato il momento affinché ci si muova verso una politica industriale europea che tenga conto di questi cambiamenti e che agisca per meglio tutelare a livello europeo le nostre imprese permettendogli di essere competitive su scala mondiale. Serve un sano pragmatismo. Dobbiamo garantire azioni che mirino all’innovazione tecnologica per le nostre imprese e le accompagnino nelle sfide digitali e green globali. E le istituzioni devono essere al loro fianco.

Come?

Per questo motivo come governo abbiamo lavorato su numerosi dossier che hanno ricadute dirette sul settore della concia. Tra cui il regolamento relativo alla messa a disposizione sul mercato comunitario dei prodotti associati alla deforestazione. Vogliamo ottenere l’esclusione dei prodotti della pelle dalla sfera di applicazione. Sempre a tutela delle nostre imprese, stiamo lavorando per migliorare il regolamento Ecodesign, la cui prima versione conteneva gravosi obblighi in termini di divieto di distruzione dell’invenduto e un passaporto digitale dei prodotti riciclabili. Inoltre, ci stiamo impegnando anche per modificare la normativa degli imballaggi, delle etichettature, sulle microplastiche.  L’attenzione al settore conciario rappresenta per noi una priorità.

 

 

La comunicazione

Quant’è importante la comunicazione nel veicolare messaggi corretti anche a supporto della filiera del Made in Italy?

Nella percezione globale, “Made in Italy” è un marchio di alta qualità e non un luogo di produzione. Ed è proprio da questa consapevolezza che siamo partiti. I nostri prodotti provengono da una realtà industriale completa. L’intero iter lavorativo inizia e finisce nello stesso territorio. Una intera filiera fatta di piccole e medie imprese che collaborano e creano prodotti manifatturieri di eccellenza straordinaria. Siamo la seconda industria in Europa, il secondo sistema agricolo e tra i primi in Europa nel settore della pelle. Partendo da questo scenario dobbiamo lavorare affinché il Made in Italy sia riconosciuto non solo come sinonimo di “bello e ben fatto” ma anche come prodotto sostenibile.

La formazione

Come si può rafforzare nelle giovani generazioni la consapevolezza delle opportunità offerte da percorsi formativi verso professioni come la concia legate all’artigianalità e alla tradizione culturale italiana?

Sulla formazione professionale abbiamo una grandissima sfida davanti, la definirei quasi una rivoluzione. Così come abbiamo trasformato i cuochi in chef, i sarti in stilisti, ora dobbiamo lavorare per creare nuove talentose figure professionali nei principali settori dell’artigianato e dell’industria. La nostra tradizione e la nostra cultura sono ciò che ha reso unico il nostro tessuto produttivo e grande il nostro Paese. Per questo motivo stiamo lavorando con il Ministero dell’Istruzione e le regioni per arrivare alla creazione del Liceo del Made in Italy.

Di cosa si tratta?

Un vero corso scolastico per il sistema professionale che crei figure di alta competenza e profilo affinché l’eccellenza della manifattura italiana non venga persa e le generazioni future siano  preparate per essere sempre più competitive sui mercati mondiali.  Vogliamo valorizzare il nostro grande sapere e mettere l’impresa, il made in Italy, al centro dei nostri pensieri, aumentando le nostre esportazioni di qualità rimettendo al centro la persona. L’obiettivo è riunire i principali elementi dello stile di vita italiano come la moda, l’arredamento e l’alimentazione. L’Italia nel mondo si identifica con il suo stile di vita e, nell’epoca di internet, la persona è tornata a essere elemento trainante di tutta la nostra produzione e di come viene prodotta.

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×