Se nel mondo ancora la metà dei consumatori non sa cos’è la pelle

Se nel mondo, ancora la metà dei consumatori non sa cos’è la pelle

Sabato scorso (1° aprile 2023) Il Foglio della Moda (inserto di cultura fashion del quotidiano Il Foglio) ha celebrato il suo anno di vita con un numero monografico. Tema: l’upcycling. O, forse, qualcosa di più ampio. Cioè: il valore green della durabilità di un capo, di un accessorio, di un materiale. Tema di strettissima attualità che l’inserto curato da Fabiana Giacomotti ha affrontato seguendo, soprattutto, dure direttrici. La prima: dando voce ad alcuni player di primo piano dell’industria italiana della moda, tra cui UNIC – Concerie Italiane. La seconda: presentando i risultati di una ricerca commissionata al Kearney Consumer Institute. E qui, purtroppo, si arriva al dunque: nel mondo, ancora la metà dei consumatori non sa cos’è la pelle.

La metà dei consumatori non sa cos’è la pelle

È una questione culturale. Lo dimostra alla perfezione la ricerca curata dal KCI “fra Italia, Francia e Stati Uniti su una base molto estesa di 2.200 persone. Sebbene Francia e Italia siano certamente più avanzate degli USA nelle prassi di riuso e riutilizzo, manca ancora a tutti quel genere di cultura dell’abito che un tempo gli garantiva una vita lunghissima”. Una premessa che proietta lo studio nell’analisi dei comportamenti dei consumatori nei confronti delle attuali pratiche disponibili sul mercato a favore di quella che si definisce “circolarità dell’acquisto”. E che arriva a una conclusione piuttosto drammatica che riguarda l’industria a monte della filiera moda. “”Manca anche la cultura di base attorno alle materie prime – scrive Giacomotti -. O, per meglio dire, si è persa. Quasi la metà degli intervistati si dichiara incapace di distinguere fra un capo di filato o un tessuto nuovo o uno di riciclo/upcycling. E, naturalmente, di valutarne la qualità. Sono gli stessi convinti che si ammazzino mucche e vitelli per farne scarpe.

 

 

La voce dei player

Eppure, come scrive Fulvia Bacchi (general manager di UNIC) nel suo intervento su Il Foglio della Moda, “se c’è un materiale che può essere citato come esempio di una circolarità nella sua completezza fenomenica, questo è la pelle”. Perché? Semplice: “Per il suo essere un materiale di recupero – spiega Bacchi -. Per il modo in cui sono rigenerati e trasformati i residui del suo processo produttivo. E poi per il numero crescente di progetti manifatturieri che ne riutilizzano le parti in eccesso. Una volta erano progetti speciali, virtuosi, ma pur sempre caratterizzati da una visione creativa inedita. Oggi sono quasi diventati la regola perché l’upcycling è uno strumento green dai forti connotati comunicativi”.

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×