Uruguay, scioperi e minacce alla conceria París, la fatica di Zenda JBS

I lavoratori della conceria París di Montevideo (Uruguay) sono pronti a incrociare le braccia. Il 95% dei dipendenti dell’azienda si troverebbe in cassa integrazione e, nonostante martedì scorso ci sia stato un incontro positivo tra i vertici della società e i rappresentanti dei lavoratori nella sede del ministero del Lavoro, l’assemblea dei lavoratori avrebbe respinto l’accordo trovato dalle parti per superare lo stato di difficoltà. A riportalo è il quotidiano El País, secondo cui due dirigenti dell’azienda avrebbero addirittura trovato le pareti delle proprie abitazioni imbrattate con messaggi minatori. Il segretario dell’Union of Tanners Workers, Carlos Bico, ha spiegato al quotidiano che ai lavoratori sono stati illustrati tutti “i progressi” compiuti durante la trattativa, a cui mancherebbero solo “alcuni dettagli da sistemare“. Proprio per questo nelle prossime ore si dovrebbe svolgere un nuovo incontro tra le parti, ma l’intesa prevederebbe il riassorbimento dei 270 lavoratori che attualmente stanno ricorrendo alla cassa integrazione. Al contempo l’azienda ha comunicato attraverso una nota ufficiale che i problemi del settore, nel suo complesso (come dimostrano le più ampie agitazioni sindacali di questo periodo), sono legati a un calo dei prezzi sui mercati internazionali, alla contrazione della domanda e agli elevati costi di produzione. Difficoltà confermate al quotidiano anche da Álvaro Castagna, direttore commerciale di Zenda JBS, il quale ha spiegato che “l’offerta di pelle supera la domanda” e che l’Uruguay in particolare “è più esposto di altri Paesi agli alti costi della lavorazione della pelle, cosa che ne compromette il valore aggiunto”. “I costi del processo di concia – aggiunge il manager a El País – sono maggiori anche dell’Italia e questo ci preoccupa molto”.

Foto da Google Maps

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