Cina: dopo i TikTok, il fake di Stato conferma l’attacco al lusso

Cina: dopo i TikTok, il fake di Stato conferma l’attacco al lusso

La Cina, leader mondiale nella produzione e nel consumo di beni di lusso, sta vivendo una trasformazione inquietante. La contraffazione che prima era relegata ai mercati clandestini, oggi si è istituzionalizzata in veri e propri centri commerciali, come scrive Glitz.Paris. Interi complessi, come il Baiyun World Leather Trading Center di Guangzhou, espongono borse e accessori che imitano i grandi marchi occidentali con una precisione impressionante. La guerra commerciale con gli Stati Uniti e la spinta verso marchi nazionali hanno favorito questa evoluzione. Così i “superfalsi” non sono più un privilegio per pochi, ma un fenomeno accessibile a un pubblico sempre più vasto. E subito torna in mente l’attacco al lusso partito dai video di fabbricanti asiatici su TikTok che raccontavano di essere i veri artefici della manifatturiera del savoir-faire europeo.

L’attacco al lusso

Dall’inizio degli anni Duemila, la provincia del Guangdong è diventata il cuore pulsante della pelletteria cinese. Qui, centri come Baiyun non solo concentrano fabbriche, laboratori e negozi, ma hanno sviluppato un ecosistema che rende la produzione e distribuzione di falsi estremamente efficiente. I “superfalsi” – copie quasi perfette di borse iconiche – un tempo riservati a circuiti privati su piattaforme chiuse come WeChat, oggi sono venduti direttamente nei negozi. La novità è la trasparenza. Manifesti nelle metropolitane di Guangzhou pubblicizzano borse Birkin e Kelly finte come se fossero disponibili in qualsiasi boutique. Eventi privati in suite di hotel di lusso offrono accesso esclusivo a clienti facoltosi, trasformando la contraffazione in un’esperienza premium. Alcuni di questi articoli finiscono addirittura nel mercato dell’usato, mescolati a prodotti autentici, creando un ulteriore canale di “riciclaggio” dei falsi.

 

 

Lo sapevamo già?

Il vero punto di forza dei contraffattori rimane però l’accesso diretto ai modelli autentici. Come ricorda ancora Glitz, in Cina, dove le boutique di lusso sono meno vincolate da quote rigide, anche un nuovo cliente può acquistare una borsa di Hermès alla prima visita, purché spenda decine di migliaia di dollari in altri articoli. Questo meccanismo consente ai falsari di studiare da vicino ogni dettaglio: cuciture, pelle, peso, odore, componenti metallici. Il risultato sono copie “1:1” capaci di ingannare persino gli occhi più esperti. Parallelamente, corsi pubblici sull’autenticazione dei prodotti di lusso, pensati per combattere la contraffazione, finiscono per fornire ai falsari strumenti avanzati. Microscopi, intelligenza artificiale e analisi dei materiali sono alleati nella produzione di imitazioni di altissima qualità. Una nuova era dei falsi che si inserisce in quello che all’epoca avevamo chiamato “L’attacco del soft power”, dopo le decine e decine di video di fabbricanti asiatici che si spacciavano per i veri produttori del lusso europeo. Tanto da parlare oggi di “lusso autentico made in China”, ribaltando la percezione internazionale: non più sinonimo di prodotti economici, ma di eccellenza tecnica. Funzionerà?

Foto Shutterstock

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