La concia tedesca dichiara guerra agli eco-truffatori: “Non chiamate pelle i materiali alternativi”

Oltre 300 diffide con pagamenti di penali e più di 40 ingiunzioni emesse da Tribunali. Sono i risultati raccolti da VDL (l’associazione tedesca della Concia) negli ultimi tre anni nella battaglia contro chi specula sulla parola pelle. È un argomento noto a UNIC, che si impegna quotidianamente nel contrasto del fenomeno, e ancor di più al pubblico italiano. Tra i produttori di materiai alternativi, ce ne sono tanti, troppi, che sul nome del proprio prodotto giocano sporco. Questi accostano, pur non potendo perché non lavorano spoglie animali, il termine “pelle” ad aggettivi come eco, vegan e sintetica. Perseguono così un duplice scopo: confondere il consumatore, che magari si illude di star acquistando qualcosa che possiede la qualità della pelle; e vendergli al contempo l’illusione di un materiale più “amico della natura”. Volete un esempio nostrano di questo tipo di distorsioni? Rileggetevi il caso di Wineleather. Ecco. con un intervento ripreso da thesauerreport.com, VDL fa sapere di star “pesantemente perseguendo l’impiego illegale e ingannevole del termine pelle per i materiali che di pelle non sono”, in virtù della legge tedesca dell’etichettatura. VDL, in più, fa sapere di star aderendo alle iniziative di Cotance per portare la questione all’attenzione della Commissione Europea per un regolamento comunitario.

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