700 chili di cocaina in mezzo al grezzo, per eludere i cani: il maxisequestro di Zermeghedo non è l’unico caso

Dovevano essere solo pellami. Non erano solo pellami. La scoperta avviene giovedì scorso a Zermeghedo, nel cuore del distretto vicentino della concia. In un container, sotto un carico di pellami arrivati dal Brasile attraverso il Portogallo, il titolare di un’azienda conciaria rinviene un quantitativo di cocaina in cristalli a dir poco “imponente”. 690 chilogrammi per un valore di almeno 80 milioni di euro: questa la prima stima effettuata dai Carabinieri i quali ritengono che, una volta immessi sul mercato, avrebbero fruttato alla malavita almeno 450 milioni di euro. Immediata, da parte dello stupefatto conciatore, la segnalazione alle Forze dell’Ordine, secondo le quali all’origine “dell’errore di spedizione” potrebbe esserci stato uno scambio di codici doganali in Portogallo, prima che il container arrivasse in veneto dopo essersi fermato alcuni giorni al porto di Livorno. Le indagini, ora, potrebbero essere affidate alla Direzione Distrettuale Antimafia perché i Carabinieri ritengono che dietro questo ingente traffico potrebbe esserci un accordo tra la ‘ndrangheta calabrese e un cartello della droga colombiano. In qualsiasi caso, sia l’autotrasportatore che il titolare della conceria dove è stata fatta la drammatica scoperta e dove il container è stato spedito per errore sono ritenuti del tutto estranei alla vicenda. Si tratta del più grande sequestro di droga mai avvenuto nella provincia di Vicenza, uno dei maggiori in Italia e non è il primo compiuto dalle Forze dell’Ordine seguendo la rotta dei bancali di pelli grezze, utilizzati (a volte) dai narcotrafficanti perché il loro odore confonde l’olfatto dei cani antidroga. Per esempio: nel luglio 2012, un’operazione delle forze dell’ordine italiane in collaborazione con quelle portoghesi portò al sequestro di circa 120 chilogrammi di “coca” nascosti tra le pelli. Nell’ottobre 2014, 78 chili di polvere bianca vennero scaricati al porto di Gioia Tauro insieme a un carico di pellami provenienti dal Cile.  Anche in quel caso il carico era partito dal Brasile, da San Paolo per la precisione, ed era approdato in Portogallo all’interno di un container destinato a un’azienda locale dove avvenne di fatto il sequestro.

 

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