Caos India: nel pieno della tornata elettorale, i conciatori evocano una “cospirazione” ai loro danni

Ancora contraddizioni per l'area pelle

Con le elezioni in corso (sono iniziate l’11 aprile, si concluderanno il 19 maggio) e l’attenzione dei candidati apparentemente orientata altrove, i conciatori dell’Uttar Pradesh temono il boicottaggio. Dalle pagine del quotidiano online indiano firstpost.com, il presidente dell’Uttar Pradesh Leather Industry Association, Taj Alam, spiega di credere che dietro alla chiusura forzata imposta da mesi alle concerie della regione vi sia “una cospirazione“. Alam sostiene che Yogi Adityanath, primo ministro dell’Uttar Pradesh ed esponente del Bharatiya Janata Party (il maggiore partito politico che storicamente riflette le posizioni nazionaliste indù), avrebbe spiegato ai rappresentanti dell’associazione “di non avere alcun problema con l’attività delle concerie”, tuttavia “gli ufficiali governativi devono ancora dare gli ordini per riaprirle“. Secondo alcuni operatori locali, infatti, i ritardi nella concessione al via libera per la ripresa dell’attività sarebbero legati a scontri di natura religiosa. Il blocco delle concerie è stato imposto lo scorso novembre per consentire la sanificazione delle acque del fiume Gange in vista della Kumbh Mela, il pellegrinaggio indù di massa nel quale i fedeli si ritrovano per immergersi in un fiume sacro. “La maggior parte dei proprietari di concerie sono musulmani – spiega l’imprenditore Arshi Khan a firstpost.com -, tuttavia una grande fetta di popolazione indù è legata a questa industria (vale a dire numerosi dipendenti degli stabilimenti, ndr) e oggi soffre a causa dell’ordine di chiusura”. Come conseguenza, singoli cittadini e rappresentanti di associazioni di settore starebbero pensando di boicottare le elezioni per il rinnovo della Lok Sabha, la camera bassa del Parlamento indiano. “I conciatori del Kanpur hanno votato per lo sviluppo a prescindere dalle proprie ideologie – commenta, su newsclick.in, Firoz Ahmad, 49 anni, proprietario di un’azienda -, ma sono rimasti delusi dal governo nazionalista”.

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