Dopo Shenzen, Shanghai: i lockdown cinesi spaventano il lusso

Dopo Shenzen, Shanghai: i lockdown cinesi sgambettano il lusso

Per il lusso si ripropone il problema dei lockdown cinesi. Dopo Shenzen, dal 28 marzo Shanghai ha messo in quarantena metà della città. La strategia zero-Covid di Pechino crea perturbazioni sulla supply chain e frena le vendite. Goldman Sachs, che aveva messo in guardia l’Europa sul rischio di stagflazione, ora suona il campanello d’allarme per il lusso.

I lockdown cinesi

Sono oltre 3.500 i casi giornalieri di Covid a Shanghai. Per questo metà della metropoli chiude per otto giorni a partire dal 28 marzo. L’altra metà, dove si concentra la maggior parte dei negozi di moda e del lusso, inizierà un lockdown di 5 giorni dal primo aprile. E proprio dal primo aprile, fa notare Footwear News, la vendita al dettaglio di lusso in città subirà un colpo rilevante. Colpo che potrebbe protrarsi nel tempo se il numero di casi non mostrasse segni di rallentamento. Il lockdown prevede la circolazione solo dei veicoli sanitari, quelli per la distribuzione di generi di prima necessità e per gestire le emergenze. Aeroporti, stazioni ferroviarie e trasporti internazionali di merci opereranno normalmente.

 

 

Nubi grigie sul lusso

A causa della politica zero-Covid di Pechino si addensano nubi grigie sul lusso. In assenza di una diminuzione dei casi potrebbero venire nuove chiusure di negozi e nuovi stress per il settore, dopo quelli che stanno coinvolgendo da mesi la supply chain. Goldman Sachs ha abbassato le previsioni per i luxury goods europei, citando prospettive di crescita più vulnerabili per i marchi. Allo stesso modo, riporta MF Fashion, i contagi in Cina aggiungono incertezza a breve termine al mercato. Gli analisti ritengono che le restrizioni cinesi avranno un impatto sulle vendite: “Stimiamo un rischio di flessione del 3% a marzo e nel secondo trimestre”. (mv)

In foto (archivio Shutterstock), Wuhan in lockdown

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