Gli USA evitano le sanzioni, ma chiedono al Vietnam investimenti

Gli USA evitano le sanzioni, ma chiedono al Vietnam investimenti

Le prospettive della filiera della pelle di Ho Chi Minh City sembrano legate a doppio filo a Washington. Già, perché gli USA risparmiano le sanzioni paventate di recente, per il sollievo della manifattura asiatica e dei gruppi nazionali della moda. Ma chiedono al Vietnam investimenti per ammodernare ed efficientare il leather cluster.

Niente sanzioni (per ora)

I motivi di risentimento, per così dire, rimangono. Perché l’agenzia di Washington per il commercio estero (USTR) con il documento del 15 gennaio conferma le accuse: la Banca del Vietnam opera da tre anni svalutazioni monetarieirragionevoli”, che favoriscono l’export delle imprese locali, ma restringono le possibilità di accesso del prodotto statunitense nel Paese. Ma al contempo, l’USTR rinuncia (per ora) all’opzione dei “punitive tariffs”, scrive Reuters. Scarta, cioè, l’idea di alzare la barriera doganale per causare un danno simmetrico alla controparte asiatica. Tira un sospiro di sollievo il governo vietnamita, dicevamo, ma anche i gruppi USA della moda. Quelli che hanno firmato la lettera collettiva per chiedere a Washington di graziare il Vietnam.

Chiedono al Vietnam investimenti

Sarà un caso, ma a metà gennaio si sono incontrati LEFASO, l’associazione che raccoglie le imprese vietnamite della pelle e del prodotto in pelle, e USAID, vale a dire l’agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale. L’incontro verteva sullo scenario dell’industria asiatica nel contesto della pandemia di coronavirus (il bilancio del 2020 chiude con il -11%). E, soprattutto, per valutare di che cosa ci sia bisogno per uscirne. Stando alle sintesi della stampa locale, la parola chiave è “investimenti”. Alla pelle vietnamita si chiede di sintonizzarsi con gli standard internazionali di sostenibilità, di proporre prodotti più durevoli, di arricchire le aziende. Come? Con manager in grado di curare le relazioni con i clienti, di comprendere il mercato e i trend fashion. Insomma, il Vietnam non può limitarsi a fare da hub produttivo (economico, aggiungiamo noi): dovrebbe, dice USAID, offrire un valore aggiunto.

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