In Vietnam torna la normalità, ma Taiwan chiede i danni

“Tutto è tornato alla normalità. Il governo vietnamita sta operando ogni sforzo per il ripristino dell’ordine pubblico”. Sono le parole rilasciate oggi all’agenzia Blomberg da Jerry Shum, portavoce con base ad Hong Kong del calzaturificio Yue Yuen, una delle tante aziende estere rimaste chiuse per cinque giorni nel Sud del Vietnam in seguito alla rivolta anti-cinese causata dalle trivellazioni nel mare da parte della Cina in una zona contesa. Taiwan e Cina hanno aspramente criticato il governo di Hanoi per non essere intervenuto con decisione quando la protesta è esplosa in diverse aree industriali, soprattutto a Vung Ang, dove il 90% degli operai è da oggi al lavoro. Stessa percentuale in un’altra delle zone più colpite, Binh Duong. Il ministro degli Esteri di Taiwan ha comunque sollecitato la controparte vietnamita a compensare le aziende per la mancata produttività e I danni subiti. Secondo il ministero dell’Industria, sono 224 le fabbriche taiwanesi oggetto degli attacchi. Resta incerto il numero delle vittime. Ieri sono continuate le evacuazioni dei cittadini cinesi, in totale 4.000, che hanno scelto di abbandonare il Vietnam. Un portavoce del ministero degli Esteri di Beijing ha inoltre affermato che la Cina ha sospeso alcuni progetti di cooperazione con Hanoi. (pt)

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