La scarpa italiana in ritardo sull’innovazione. Annarita Pilotti avverte: “Chi non s’adegua rischia di chiudere”

“Innovazione? I vecchi imprenditori non sanno nemmeno cosa vuol dire”. È la testimonianza di un imprenditore nel corso del dibattito “Calzature: fine della storia o nuovo inizio?”, svoltosi venerdì 24 novembre a Porto Sant’Elpidio (nella foto, un momento del dibattito). Donato Iacobucci, docente presso il dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’università Politecnica delle Marche, ha spiegato che “l’innovazione è la chiave della competitività”. Ma gli artigiani e le piccole medie imprese hanno grande difficoltà a metterla in pratica. Sul ritardo pesano le difficoltà finanziarie delle imprese, certo, ma anche la difficoltà nell’investire ora in qualcosa che non porta risultati positivi subito, ma nel medio termine. Presente al dibattito anche la presidente di Assocalzaturifici Annarita Pilotti, che ha affermato: “Chi non cambia e non si adegua, chiude. Il settore è molto indietro dal punto di vista tecnologico”. Pilotti ha illustrato i prossimi progetti di Assocalzaturifici sul tema dell’innovazione: la collaborazione con Assomac (associazione dei costruttori di macchinari), una indagine di mercato sui terzisti, la costituzione di una società ad hoc per accompagnare le aziende alla ricerca dei bandi europei e italiani. Pilotti ha anticipato che le nuove frontiere tecnologiche e produttive saranno il tema dell’assemblea annuale 2018 dell’associazione. A chi prediceva la fine della produzione calzaturiera italiana a causa degli alti costi del lavoro, la presidente ha risposto con estrema decisione: “Io non mollo! Mi metto in discussione e imparo dai figli”. Iacobucci accetta il fatto che la calzatura sia un prodotto artigianale, ma chiede: “Come arrivare al cliente finale? Occorre saper sfruttare l’artigianalità in questo nuovo contesto”. I calzaturifici avrebbero bisogno di introdurre nuove figure professionali come gli ingegneri per poter innovare. (mv)

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