Malgrado gli scandali, in Brasile carne e conferimenti accelerano; in UK, invece, Brexit fa paura

Il prezzo della carne è il più basso da vent’anni a questa parte, quello del commercio al cliente finale è stabile, mentre la domanda domestica, alla quale è destinato circa l’80% della produzione nazionale, è in crescita. Malgrado gli scandali giudiziari e le difficoltà di JBS, l’industria della carne brasiliana attraversa una congiuntura favorevole, mentre gli operatori grandi e piccoli fiutano l’aria alla ricerca di affari. Secondo un’analisi di Bloomberg, se Carne Fraca e i ban all’import di carne verde oro hanno generato nel breve periodo un calo delle macellazioni, lo scenario potrebbe spingere presto i grandi player (Marfrig e Minerva oltre lo stesso JBS) a riprendere presto volumi più alti di conferimenti. Se è noto che Marfrig si sta adoperando per innalzare del 25% la propria produttività, ora ACRIMAT, l’associazione degli allevatori del Mato Grosso, afferma a Financial Times che player locali sono pronti a subentrare nella gestione di 5 dei 16 macelli che JBS possiede nello stato, ma al momento non utilizza. Se in Brasile le prospettive, pur in un momento critico, risultano di crescita, altrettanto non si può dire in Inghilterra, dove gli operatori dell’agroindustria temono le conseguenze di Brexit sul settore. Stando a quanto riporta il Guardian, il prezzo della carne rossa da giugno 2016 a oggi è cresciuto dell’11%, in un trend inflazionistico che solo nel lungo periodo dovrebbe attenuare la propria forza. Colpa della pressione sui costi e dello svantaggio competitivo generati dalla svalutazione della sterlina. Di converso, un report presentato alla Camera dei Lord si interroga sulle dinamiche del mercato della carne una volta che il Regno Unito sarà uscito dall’Unione Europea: il timore è che, senza il filtro comunitario ai prodotti statunitensi o cinesi, il mercato possa essere invaso da carni estere. Con quali ripercussioni, ci chiediamo noi, sui ritmi dei conferimenti britannici.

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