Oltre 650 aziende chiedono a Trump di smetterla con la guerra alla Cina

“Siamo d’accordo che i nostri partner commerciali debbano rispettare le regole del mercato globale, e quindi sosteniamo il governo quando vuole correggere pratiche che invece sono unfair. Ma rimaniamo preoccupati per l’escalation. Sappiamo che dazi aggiuntivi avranno un impatto negativo a lungo termine sulle imprese americane, sugli agricoltori, sulle famiglie e quindi sull’economia degli Stati Uniti”. Sono oltre 650 le aziende e le associazioni di tutti gli ambiti che partecipano alla campagna Tariffs Hurt the Heartland e che hanno sottoscritto la lettera di proteste indirizzata  alla Casa Bianca. Non è la prima volta che l’area pelle dichiara il suo dissenso verso la guerra commerciale che gli States hanno ingaggiato con Pechino. Ancora una volta un’ampia rappresentanza della filiera della pelle e del prodotto in pelle (ci sono i trader di USHSLA, i calzaturieri di FDRA, e poi Puma, Foot Locker e VF Corporation, per fare qualche esempio) torna a tuonare contro Washington. La richiesta è che Trump torni al tavolo negoziale per individuare diversi strumenti di dialogo con la Repubblica Popolare: “Le tariffe non sono uno strumento efficace per modificare le pratiche commerciali sleali della Cina – recita la lettera –. Sono tasse pagate direttamente dalle società statunitensi, non dalla Cina. Secondo Trade Partnership Worldwide, tariffe del 25% su ulteriori 300 miliardi di dollari di importazioni, combinate con l’impatto di tariffe e ritorsioni già attive, comporterebbero la perdita di oltre 2 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti”.
Il parere di Steve
“Non voglio buttarla in politica, ma questa è una questione apolitica. I dazi fanno male a tutti: danneggiano dipendenti, produttori, rivenditori. Soprattutto, danneggiano i consumatori”. Steve Madden non si nasconde dietro un dito. Parlando con Footwear News, spiega chiaro e tondo cosa ne pensa della guerra commerciale con Pechino. “Devo ancora incontrare, oltre al tizio della Casa Bianca, chi pensa che sia una buona idea – scherza –. Perché stiamo lasciando che protezionismo, tribalismo e nazionalismo feriscano un fiorente mercato globale? Il libero scambio genera democrazia. Abbatte i confini. Trascende la politica”.

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×