Star Matrix: il lavoro nella filiera della pelle sta cambiando così

CRV e non solo: il lavoro nella filiera della pelle sta cambiando

Nella calzatura, nei prossimi tre-cinque anni assumeranno maggiore influenza i ruoli relativi alla direzione industriale, nonché all’ingegnerizzazione e pianificazione. Non solo. Tra le funzioni emergenti ci sarà quella del taglio delle pelli pregiate, mentre perderanno centralità quelle tradizionali, come il magazzino o il data entry. Il lavoro nella filiera della pelle sta cambiando ed è destinato a cambiare ancora di più dopo l’irruzione sulla scena della pandemia di coronavirus. Il come lo ha rivelato lo studio Star Matrix Fashion & Luxury, realizzato da Gi Group in collaborazione con UNIC – Concerie Italiane, Confindustria Moda, Assocalzaturifici e Assopellettieri. L’analisi ha mappato 186 ruoli e, per comprendere le dinamiche dell’intero cluster, si è avvalsa della collaborazione di sei calzaturifici, sei pelletterie e tre concerie (Russo di Casandrino, Dani e BCN).

Innanzitutto, il contesto

Nel presentare i risultati dell’indagine, Rossella Riccò (Senior Consultant Research & Innovation Area di ODM Consulting) ha spiegato innanzitutto il contesto. “Le aziende ai vari livelli della filiera hanno esigenze diverse – riporta –, ma sono anche accomunate da alcuni fenomeni comuni. L’organizzazione distrettuale, in primis, insieme alla rilevanza internazionale”. La manifattura italiana è, al contempo, compressa nello stesso scenario dove il time to market s’accorcia e l’impatto della pandemia si registra su più livelli. “Questa mette a repentaglio le imprese della subfornitura – dice Riccò –. Accelera quindi i processi di merger and acquisition mentre, a livello di distribuzione del prodotto finito, lancia definitivamente l’e-commerce”.

Il lavoro nella filiera della pelle

È in questo scenario evolutivo che si cala la ricerca. Star Matrix, metodo di analisi proprietario di Gi Group, ha diviso i ruoli mappati in tre categorie d’evoluzione nel medio termine: stabili, in declino o in crescita. Per la pelletteria, ad esempio, si prevede che nel prossimo futuro avranno maggiore rilevanza i ruoli legati soprattutto allo sviluppo modelleria. Nella concia, al contempo, cresceranno le funzioni legate allo sviluppo e alla progettazione del prodotto, insieme alla pianificazione e al coordinamento della produzione. Potrebbero arretrare, invece, quelli in fase di riviera.

 

 

Le testimonianze dalle imprese

Nel nostro settore la risorsa umana è da sempre strategica – commenta Rossella De Luca, HR di RdC –. Negli ultimi anni, tra le nuove tecnologie e gli investimenti per la sostenibilità, abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione. Ora abbiamo bisogno di caratteristiche più trasversali, che cerchiamo nei candidati al momento dell’assunzione, e per le quali investiamo in formazione a favore di chi è già in azienda”. “Il focus sull’eccellenza del prodotto è confermato – le fa eco Valentina De Vita, collega del calzaturificio Roveda (gruppo Chanel) –. La qualità è la nostra leva di competitività nel mondo. Il punto non è il cosa produrre, ma come. Faremo in modo di essere attrattivi verso i giovani, che sono meno attratti dalla retorica della gavetta nella bottega artigiana. Vogliono un’altro tipo di ambiente del lavoro. Le nuove dinamiche del digital manufacturing glielo possono garantire”.

Le necessità industriali

La formazione e lo sviluppo delle competenze – commenta Carlo Mascellani (Confindustria Moda) – sono un tema importante per tutti: per questo vogliamo mettere in dialogo le imprese con le scuole e i centri di formazione”. Alle intenzioni di massima, Fulvia Bacchi (UNIC) aggiunge il punto di vista della concia: “Il nostro processo produttivo è labour intensive: l’importanza della tecnologia si fonde con il savoir faire artigianale. Già da anni assistiamo a grandi trasformazioni nelle organizzazioni, portate da temi quali sostenibilità e ambiente”. Guardando al mondo, Tommaso Cancellara (Assocalzaturifici) nota che “non basta più essere forti, in quanto made in Italy, per il prodotto. Conoscere certi mercati, come la Cina e l’Asia-Pacific, significa studiarli e adeguarsi per incontrarne le esigenze”. Danny D’Alessandro (Assopellettieri) conclude citando le 4 S che guideranno lo sviluppo delle attività: “Sostenibilità, sinergia, sistema e scuola. Il tema della formazione è centrale, questo è il momento perfetto per affrontarlo”.

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