Nei distretti veneti della pelle e degli accessori, certo. Ma non solo. Contro la crisi che imperversa sulla filiera le parti sociali invocano unità di intenti, perché solo così (e con un dialogo proficuo con il legislatore nazionale e internazionale) si possono individuare gli strumenti necessari. Se n’è parlato la mattina del 7 luglio a Venezia durante il tavolo “Fare Sistema per il Futuro della Moda”, organizzato da FILCTEM CGIL, FEMCA CISL e UILTEC. Dall’evento emerge la necessità di un piano strategico di settore in grado di mettere al centro le necessità della manifattura (spina dorsale del made in Italy) e di riparare, quando necessario, le storture dei regolamenti europei.
Serve unità contro la crisi
“Oggi serve un patto di sistema per la politica industriale”, ha detto Sonia Tosoni della segreteria nazionale di FILCTEM CGIL. Un piano che passi dallo snellimento della burocrazia, dalla riforma degli ammortizzatori sociali e che tuteli i modelli di produzione sostenibile anche grazie allo strumento dei contratti nazionali (CCNL). È sulla stessa lunghezza d’onde Carlo Mascellani (direttore delle relazioni industriali di Confindustria Moda): “Rappresentiamo una delle industrie manifatturiere più importanti e meritiamo attenzione. Serve maggior raccordo tra territori, Paese ed Europa”. Similmente Antonio Baldo Guarinoni (responsabile relazioni industriali di Assocalzaturifici) invoca efficacia. “Le istituzioni ci ascoltano, ma servono i fatti”. Carlo Maria Briccola (vicepresidente Assopellettieri) ha affermato: “Dobbiamo essere orgogliosi delle aziende e fare sistema per ritrovare la vera competitività”.
La prospettiva delle concerie
Saluta con favore il dialogo tra le parti sociali Luca Boltri, vicedirettore di UNIC – Concerie Italiane: “È importante un tavolo di confronto per la filiera moda, cui si rivolge il 75% della produzione del settore”. Come emerso dalla recente Assemblea Generale di UNIC, il comparto affronta una stagione (ormai lunga) di contrazione. Sulla quale si sovrappone il flagello delle norme mal scritte da Bruxelles. “Nella bulimia si sono fatti disastri e ora si corre ai ripari – sono le sue parole –. Il Regolamento Anti Deforestazione EUDR va per lo meno semplificato o mette in enorme difficoltà la filiera della pelle bovina. Servono politiche ambientali coerenti, sensate, slegate da ideologie e demagogie, focalizzate su minimizzazione reale degli impatti. Politiche che, soprattutto, siano concrete e pragmatiche, che evitino davvero il ricorso al dumping ambientale”.
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