Della Valle, Sartori e White: Metaverso e NFT sono molto fisici

Della Valle, Sartori e White: metaverso e NFT sono molto fisici

Possono sembrare luoghi e prodotti eterei, perché virtuali. Ma, invece, per quanto di pixel, il Metaverso e gli NFT per i brand sono molto fisici. O meglio: hanno concretissime ricadute contabili anche sul piano delle attività fisiche. Quindi non sorprendiamoci se le griffe investono tanto nel virtuale: l’obiettivo non è solo vendere NFT a prezzi sorprendenti, ma parlare con il cliente una nuova lingua. La rassegna stampa della settimana ci consegna tre opinioni sul tema da tre prospettive diverse: parlano un manager di uno dei principali gruppi italiani del fashion. Una consulente dei brand. E uno stilista di primo piano.

 

 

Consigli di lettura:

  • Partiamo dalla premessa molto semplice che Lisa White della società di consulenza WGSN fa con Lampoon. Se i brand apriranno negozi nel Metaverso, lo faranno “sempre con l’obiettivo che il cliente interagisca con la boutique fisica: è vitale per il business. Il retail diventa esperienziale, ma rimarranno prodotti da acquistare”. Di certo nei brand cambierà la regia delle attività: offriranno “creazioni artigianali con design digitale”;
  • Dunque, che anche i nuovi mondi siano molto fisici lo conferma Andrea Della Valle (presidente Hogan e vicepresidente Tod’s) a la Repubblica. “Quanto tempo possono dedicare i giovani a un marchio? 10, 15 secondi? Questa – dice in merito alla partecipazione alla prima fashion week nel Metaverso – per noi è stata una grande opportunità per incontrarli e parlare nella loro lingua. Abbiamo generato un forte interesse nelle nuove generazioni anche nei canali tradizionali, che si è tradotto in più visite alle nostre boutique fisiche e al sito”;
  • Alessandro Sartori di Zegna spiega a MFF che certe cose, come il format phygital, dal 2020 sembrano molto nuove. Ma hanno invece una storia sedimentata e un futuro da cavalcare. “Dobbiamo seguire il marketing e il digital, soprattutto a livello strategico. Oggi non è sufficiente fare uno show fisico con una o due, tre camere e con un mix in regia, inquadrando lo show e trasmettendolo in streaming al mondo, perché quella fase l’abbiamo affrontata tutti tra il 2015 e il 2017. Va benissimo, ma non è più sufficiente”. E il Metaverso? “Mi affascina, credo sia il futuro di certi brand. Ma non tutti i marchi sono oggi adatti a fare quel percorso senza aver fatto prima delle altre tappe”.

 

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