Eleonora Buti scolpisce la pelle del Gruppo Vecchia Toscana

Eleonora Buti scolpisce la pelle del Gruppo Vecchia Toscana

La pelle bagnata prende forma per rappresentare operai a grandezza naturale. È questa una delle opere che Eleonora Buti ha realizzato grazie alla collaborazione con il Gruppo Vecchia Toscana di Fucecchio. La conceria toscana ha fornito alla giovane artista i pellami semilavorati per realizzare opere che saranno esposta nella mostra collettiva “Voci di Prato” presso l’Ora Lab di Prato dal 17 giugno al 2 luglio 2023 (vernissage il 17 giugno alle ore 18,00). Il filo conduttore dell’esposizione di artisti emergenti è la rappresentazione della città di Prato. “Volevo un’installazione che rappresentasse la classe operaia, il lato industriale che rappresenta sia Prato che tutta la Toscana”, spiega l’artista. È con questa idea che Buti ha realizzato alcune sculture in pelle dalla forma umana e un quadro che rappresenta un paesaggio industriale, fatto con la tecnica mosaico utilizzando pelli di scarto di vario tipo proveniente dalla pelletteria.

Chi è Eleonora Buti

L’artista (29 anni) proviene da Buti (Pisa). Si è laureata al LABA – Libera Accademia di Belle Arti di Firenze con una tesi sulla pelle per la quale ha collaborato proprio con il Gruppo Vecchia Toscana. Come lei stessa racconta ha “sempre vissuto lavorando nella pelle, avendo mamma, babbo, nonno che lavorano nella pelletteria artigianale”. L’azienda di famiglia, Buti Pelletterie (di Buti), ha segnato l’amore della giovane per questo materiale. Nella sua esperienza ha lavorato per Decorazioni Bagnoli (Cerreto Guidi) dove dipingeva la pelle per i brand di moda, poi nella pelletteria Sorelle Generini (Borgo San Lorenzo) e più di recente ha collaborato come decoratrice per Zuma Pelli Pregiate e Conceria Italrettili.

 

 

La collaborazione con Vecchia Toscana Group

Il Gruppo Vecchia Toscana ha fornito a Buti pelli bagnate (mezzi vitelli) per creare delle sculture a forma umana a grandezza naturale. “Ho fatto una ricerca sia sulla sostenibilità che sulla rappresentazione della classe operaia – racconta l’artista -. Io mi approccio a delle tecniche sperimentali. Francesco Testai (di Vecchia Toscana, ndr) mi ha dato consigli sui tempi di asciugatura e sulle modalità per trattare le pelli. Io ho sempre lavorato nella pelletteria, quindi le sue indicazioni mi sono state molto utili”.

Il rapporto con la pelle

“Non riesco a staccarmi dalla pelle – spiega Buti –. Ho dei ricordi bellissimi in fabbrica. Ho sempre instaurato dei rapporti belli con le operaie in pelletteria. Mi piace lavorare con la pelle, ma non mi sento adatta alla vita nell’industria a meno che non sia collegata a qualcosa di artistico, creativo e sostenibile. Mi piace infatti lavorare con gli scarti di pelle”. (mvg)

 

 

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