I soliti panegirici, ma McCartney è una PR di insuccesso

I soliti panegirici, ma McCartney è una PR di insuccesso

Sapete da cosa si capisce quando Stella McCartney partecipa a un evento o (come in questo caso) a una Fashion Week? Dal fatto che ci si imbatte in rassegna stampa nei soliti panegirici sulla sua incrollabile battaglia per la sostenibilità. Ecco, la stilista alfiere della moda veg ha appena presentato la collezione FW nel calendario della Paris Fashion Week di febbraio-marzo 2024. Prendiamo l’estratto da un articolo di una testata specializzata nel fashion business: “Voglio che il mio brand sia una piattaforma per lanciare un messaggio da parte della terra a noi. In maniera positiva, celebrando il valore dell’universo”. Ecco, è questo il problema. Stella McCartney, come scriviamo sul numero di febbraio 2024 del mensile La Conceria, è una PR di Insuccesso. Da lustri è considerata una santona dell’ecologismo applicato alla moda, è libera di lanciare strali contro i materiali animali, vanta partnership eccellenti. Ma, a conti fatti, senza che le dimensioni e soprattutto la redditività del suo business avvalorino la bontà del suo messaggio.

I soliti panegirici

Non siamo noi a essere malevoli verso la stilista inglese, figlia del più noto sir Paul. Sono i bilanci di Stella McCartney LTD, la società di diritto inglese che raccoglie le attività globali del brand, che raccontano di un brand di dimensioni contenute, dispendioso e poco remunerativo. Guardando all’ultimo bilancio, ad esempio, depositato a fine 2023 e relativo alle attività del 2022, si apprende che il marchio pur avendo accresciuto il perimetro di affari (da 32,5 a 40 milioni di sterline) e ridotto le perdite (da 32 a 10,7 milioni di sterline), rimane dipendente dalla volontà “degli azionisti di sostenere finanziariamente le attività”. Non starebbe in piedi, insomma, se i soci (in primis il gruppo LVMH) non provvedessero alle risorse necessarie.

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