“Niente alibi per la concia”: la costruzione del nemico perfetto

“Niente alibi per la concia”: la costruzione del nemico perfetto

La redazione di “Indovina chi viene a cena”, programma di inchieste su ambiente e animali di Rai 3, non aveva intenzione di riconoscere giustificazioni o almeno alibi per la concia. Lo si intuisce già dalle scelte musicali, ancor prima di quelle argomentative. Già, perché di filiera della pelle arriva a parlare al termine della puntata del 25 febbraio (“Greenwashing”). Nel servizio immediatamente precedente, a fare da tappeto sonoro all’intervista a un imprenditore dei tessuti in canapa, c’è Nemesis di Benjamin Clementine, canzone dalle atmosfere dolci e incalzanti. Quando, poi, la scena si sposta in conceria, la musica vira al grave e all’austero: risuona Romani Holiday di Hans Zimmer, traccia della colonna sonora di Sherlock Holmes – Gioco di Ombre. Lo spettatore, insomma, si predispone allo stato d’allerta.

Incongruenze

Il focus della puntata, dicevamo, è sul Greenwashing nell’industria della moda (argomento benemerito). La redazione del format di Rai 3 in oltre 100 minuti spazia tra tanti argomenti. Senza accorgersi, però, non solo di quando finisce per maramaldeggiare. Ad esempio quando incalza le influencer sulla loro comprensione della filiera industriale della moda. Legittimo aspettarsi di più da chi in una certa misura orienta il mercato. Ma non diamo neanche per scontato che giornalisti esperti di sostenibilità conoscano a mena dito, senza bisogno di consultare documenti, origine e procedure di trasformazione dei metalli e delle terre rare di cui si compongono i devices che usano nel proprio mestiere. Ma soprattutto la redazione non si accorge delle incongruenze. Come sostenere la buona causa dei materiali naturali, quando si parla di tessuti e filati, ma strizzare l’occhio ai materiali alternativi, nella cui ricetta i prodotti sintetici sono rilevanti, quando si tratta di pelle.

 

 

Niente alibi per la concia

Ma ai giornalisti di Indovina chi viene a cena la concia non piace. Si capisce da tanti indizi laterali, come la scelta delle musiche (l’abbiamo visto). Così come delle immagini: nel servizio non si vedono bottali o applicazioni su accessori moda. Lo spettatore, che ha sentito grandi encomi per i materiali a base di cactus o mela, intravede appena pelli finite in asciugatura, ma vede benissimo i bancali di pelle grezza. Così come vede le immagini truculente tratte dalle inchieste di PETA e delle associazioni animaliste australiane.

Il nemico perfetto

Non staremo qui a rispondere punto su punto alle inesattezze o approssimazioni del servizio. Perdonateci l’autoreferenzialità, ma è già tutto nei nostri archivi. Quello che ci preme sottolineare è la costruzione del nemico perfetto in cui si è cimentata la redazione del format Rai 3. Prendiamo per buona la scaletta, che trascura la filiera delle pelli bovine e ovicaprine (che rappresentano la stragrande maggioranza della produzione), per concentrarsi su pelli esotiche e di canguro. E accettiamo anche il piglio critico. Ma perché fermarsi alle denunce di PETA sugli allevamenti di rettili e non raccogliere le posizioni dei “grandi gruppi del lusso” che tale esotico lo impiegano? LVMH e Richemont non si nascondono, raccontano il proprio approccio sostenibile al tema. Oppure, parlando di alligatori dalla Louisiana, perché non sentire gli esponenti locali della Crocodilian Farmers Association? Avrebbero spiegato come negli ultimi decenni il programma che concilia conservazione e sfruttamento economico ha consentito di ripopolare la fauna selvatica. E sulla questione dei canguri in Australia, perché limitarsi alla denuncia di un documentario e non concedere diritto di replica a KIAA o anche solo a rappresentanti delle autorità australiane, che disciplinano la caccia ad alcune delle specie di marsupiale? Non interessava, evidentemente. L’obiettivo de Indovina chi viene a cena era suggerire al pubblico un target da colpire e abbattere, nelle loro intenzioni.

In foto, un frame della trasmissione

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