CRV, Natuzzi chiude in Italia, ma non in Cina, Romania e Brasile

CRV, Natuzzi chiude in Italia, ma non in Cina, Romania e Brasile

Natuzzi chiude in Italia: le fabbriche e i negozi del Paese sospendono le attività. Gli stabilimenti restano operativi, intanto, in Cina, Romania e Brasile. A Santeramo gli 80 anni di Pasquale Natuzzi coincidono con la grande incertezza e paura causate dal Coronavirus. A febbraio, quando il contagio è esploso in Cina, lo stabilimento di Shanghai è rimasto chiuso, in continuità con le vacanze del capodanno cinese. Lo stabilimento rappresenta un quarto della produzione prevista per il 2020 e serve il mercato asiatico e statunitense. Parte della produzione è stata spostata in altri centri di produzione. Al momento nello stabilimento di Maramures e in Brasile il Coronavirus non ha bloccato le produzioni.

Natuzzi chiude in Italia

Lo scenario italiano è invece diverso: in casa Natuzzi l’emergenza farà scattare per gli operai la Cig Covid-19 per nove settimane. Gli impiegati invece già lavorano in modalità smart working. Ad annunciarlo è una nota dei sindacati di base USB e Cobas, che nella giornata del 26 marzo hanno avuto un conference call con i vertici della multinazionale del mobile imbottito, rappresentati da Michele Onorato e Patrizia Ragazzo. Natuzzi ha assicurato che se il Governo avesse difficoltà ad ottemperare al pagamento della cassa integrazione, l’azienda provvederà ad anticiparla.

 

 

La solidarietà

Sul fronte della solidarietà, Pasquale Natuzzi ha donato 100 metri di TNT ad una sua collaboratrice santeramana per la realizzazione di 2.000 mascherine, regalate alla locale Croce Rossa. Ma è sulla riconversione di alcuni ambiti industriali che Natuzzi potrebbe avere un ruolo importante: è tra le 165 aziende che partecipano al progetto del Politecnico di Bari per la produzione di DPI da utilizzare per l’emergenza Coronavirus. Il gruppo di lavoro pugliese è formato da docenti, ricercatori e imprenditori e lavora in collaborazione con la Regione Puglia e con tutte le autorità competenti. I primi campioni sono già in fase di realizzazione. Ma per i dispositivi destinati al personale sanitario è necessaria una autorizzazione a produrre da parte dell’Istituto Superiore di Sanità. Natuzzi potrebbe destinare lo stabilimento di Ginosa alla produzione dei DPI. (aa)

Immagine tratta da natuzzi.it

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