Expo Riva Schuh e Gardabags delineano un mercato in equilibrio: “Le concerie ci aiutino a definire le nuove linee”

Vitelli, nappe ed effetti stropicciati. Dagli stand di Gardabags, l’evento espositivo parallelo a Expo Riva Schuh dedicato a borse e accessori, i produttori italiani propongono morbidezza e irregolarità invitando le concerie ad accompagnarli nella definizione delle nuove linee con la ricerca di materiali più freschi. “Vedo un po’ di staticità e noi avremmo bisogno di qualcosa di nuovo” spiega Federico Rossi di Lunatika di Santa Scolastica (Teramo), mentre Stefano Affede, titolare di Stephen New Line di Pollenza (Macerata), punta “sul morbido” per aprire nuovi mercati. Come per l’affluenza registrata nei padiglioni principali, anche qui le opinioni degli espositori si dividono tra chi vede “una situazione molto calma” e chi si dice “soddisfatto“, pur evidenziando che “si potrebbe fare meglio”. Uno dei modi per centrare l’obiettivo è, secondo i visitatori presenti nello stand a ridosso del PalaVela, “raccordare meglio i due spazi espositivi”, ad oggi collegati mediante un servizio di navetta gratuito che procede nelle due direzioni con una certa frequenza. Intanto nel polo espositivo principale i tornelli continuano a girare anche in quest’ultimo giorno di fiera. “Le nuove linee che stiamo proponendo piacciono, siamo soddisfatti, continueremo a sostenerle” spiega Giuliano Alessi, amministratore delegato di Grisport di Castelcucco (Treviso), che però dice di aver assistito a una “fiera calma”. Tra gli espsitori cinesi l’opinione è positiva: “Proponiamo linee in pelle, ma anche calzature in altri materiali – spiegano dallo stand di Quanzhou Shoes Trading – e abbiamo incontrato molti buyers”. C’è chi produce tutto internamente nello stabilimento con sede nel proprio Paese e chi esternalizza una parte della lavorazione, anche se – spiegano – “molte catene continuano a rivolgersi direttamente a Bangladesh e Cambogia“. Sono proprio i produttori di questi Stati che, insieme a quelli indiani, potrebbero approfittare maggiormente della guerra commerciale in corso fra Stati Uniti e Cina: “Per noi i costi sono superiori, ma forse qualcosa cambierà presto – dice Guo Jie, imprenditore del settore -. Noi abbiamo comunque clienti anche da altri Paesi, più vicini, e così non risentiamo molto delle difficoltà”. (art)

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