A guardare i dividendi che le società del lusso riconoscono agli azionisti, Dario Minutella di Kearney Italia dice a MFF: pur con “risultati disomogenei” tra i diversi gruppi, “il 2024 è stato un anno di sostanziale stabilità per il settore”. La filiera conosce una storia diversa: in virtù di quello che gli economisti chiamano “effetto frusta”, il lusso stringe la cinghia e la supply chain stringe i denti (per usare eufemismi).
Il lusso tira la cinghia
Gli azionisti vanno trattati con riguardo, a quanto pare. Sia che l’azienda venga da un anno positivo, nei limiti del possibile quando viene da un periodo travagliato. Lo si riconosce nella scelta di Hermès di alzare di un euro il dividendo ordinario (16 euro), che in quella di LVMH di confermare i 13 euro malgrado risultati finanziari dove si riconoscono segni di frenata. Un altro indicatore che dà la misura di come i gruppi vogliano coccolare gli azionisti, riporta l’analisi di MFF, è il dividend yield, cioè il rapporto tra il valore del dividendo e quello dell’azione stessa. E allora si notino le scelte di Kering, alle prese con la crisi senza sbocco di Gucci. Da un lato ha più che dimezzato il dividendo, portandolo a 6 euro dopo averne riconosciuti 14 nel 2023 e 2022. Dall’altro ha preservato però uno dei migliori dividend yeld del settore (3,41%). Similmente Hugo Boss, che nell’ultimo bilancio ha visto gli utili perdere il 17%, riconosce un dividend yield del 3,84%. Mentre LVMH (che, come visto, ha preservato il valore del dividendo) offre il 2,64%.
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