Nel boom delle acquisizioni i fondi preferiscono il manufacturing

Nel boom delle acquisizioni i fondi preferiscono il manufacturing

Attenzione. Nel 2020, pur nel pieno dello choc pandemico, le operazioni di merger & acquisition nell’alto di gamma sono state più numerose di quelle chiuse nel 2019. E nel 2021 il boom delle acquisizioni non si ferma, perché il 100% dei fondi di investimento sta valutando deal nel lusso. Il dettaglio più interessante è che, secondo il Global fashion & luxury private equity and investors survey 2021 di Deloitte, a proposito del comparto moda gli intervistati si dicono più interessati a entrare nel manufacturing che nel retail.

Boom delle acquisizioni

Dunque, il 100% dei fondi intervistati sta preparando investimenti nell’alto di gamma per il 2021, dicevamo. Già nel 2020, quando si sono contate 277 operazioni M&A, la categoria moda (che Deloitte definisce “apparel & accessories”) è stata tra le più vivaci: ha raccolto 13 deal in più su base annua, rappresentando una quota del 23,5% del totale. L’attrattività del fashion non si è esaurita. A proposito dell’orientamento degli investitori, balza all’occhio che il 67% di loro dichiara “notevole interesse” verso la categoria “apparel & accessories – manufacturing”, mentre solo il 30% si orienta per “apparel & accessories – retail”.

 

 

Le prospettive della moda

Il fatto che gli investitori si mostrino così interessati ad entrare nel capitale di realtà manifatturiere è rivelatore. Vuol dire che qui, più che nella distribuzione, vedono le migliori opportunità di business.  D’altronde, come sintetizza MFF, dallo studio Deloitte emerge un mood a dir poco positivo per le prospettive del mercato del lusso. L’ 87% del campione intervistato ritiene che nel 2021 l’impatto della pandemia sui fatturati si attesta in una forbice compresa fino al -20%. Ma il 100% di loro s’aspetta l’inversione di tendenza già nel 2022, mentre il 94% scommette che nel giro di massimo tre anni le dimensioni del mercato e i livelli di crescita torneranno ai livelli pre-pandemici. Il settore, insomma, è pronto a mettersi alle spalle il Coronavirus.

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