Chi rilancio, chi vendo: i lavori in corso nel portafoglio LVMH

Chi rilancio, chi vendo: i lavori in corso nel portafoglio LVMH

Cosa intende fare LVMH con i marchi più piccoli della sua scuderia? Dopo che la pandemia ha ampliato il divario tra i grandi brand e le altre etichette, per il gigante del lusso ha ancora senso investire nelle griffe più piccole? Meglio concentrarsi su Louis Vuitton e Dior? Oppure continuare ad acquisire (grandi) marchi come Tiffany? Ecco, secondo Business of Fashion, quali sono i lavori in corso nel portafoglio brand di LVMH.

Lavori in corso

Fino a pochi anni fa i marchi ceduti da LVMH erano pochissimi. Per esempio, Christian Lacroix, Donna Karan, Michael Kors (di cui deteneva il 33%), Edun (fondato con il cantante Bono). Negli ultimi mesi si sono aggiunti il brand di scarpe Nicholas Kirkwood e Thomas Pink. Mentre la startup Fenty, ideata con Rihanna, è stata posta in stand-by. “Penso che LVMH abbia pulito gli armadi proprio come abbiamo fatto tutti noi durante la pandemia”, spiega, a Business of Fashion, Pauline Brown, ex CEO di LVMH Americas e ora membro del board di Neiman Marcus. Sono saltati anche alcuni stilisti: Clare Waight Keller da Givenchy, Kris Van Assche da Berluti, Felipe Oliveira Baptista da Kenzo, Ramesh Nair da Moynat. Movimenti che fanno capire come i lavori in corso nel portafoglio LVMH non siano assolutamente in una fase di rallentamento. Tutt’altro.

 

 

Marchio per marchio

Secondo alcuni analisti far partire un marchio nuovo (vedi Fenty) è complesso, mentre portare a termine continuamente importanti acquisizioni è oneroso. Allora, per LVMH meglio potrebbe essere concentrarsi sui propri marchi. Non sono pochi quelli in attesa di un rilancio. Per esempio: Emilio Pucci, Berluti, Kenzo, Patou. Senza dimenticare, sotto un altro punto di vista, Celine e Marc Jacobs che solo ora stanno risalendo la china. Ma, secondo fonti confidenziali, BoF scrive che LVMH sta decidendo, marchio per marchio, la strategia da mettere in atto.

Potenza finanziaria

“Quando Bernard Arnault crede davvero in un marchio, è disposto ad aspettare e LVMH ha la potenza finanziaria per farlo“, dice Isabelle Chaboud, direttrice del programma MsC presso la business school Ecole de Management di Grenoble. Dunque, appare poco probabile che LVMH decida di tagliare le etichette di lusso più piccole. Chaboud sottolinea anche altri vantaggi che si ottengono dal possedere un numero così elevato di marchi. Per esempio, avere a disposizione una leva negoziale nei contratti. Ma anche la possibilità di offrire opportunità di lavoro agli stilisti più talentuosi per non lasciarseli scappare. “Essere altamente diversificati è uno dei grandi punti di forza di LVMH”, conclude Chaboud. Morale: LVMH non ha fretta e attende il momento giusto per premere (ulteriormente) sull’acceleratore. (mv)

Nella foto Shutterstock, Bernard Arnault, patron di LVMH

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