I 9 nove mesi di Ferragamo: crollano gli utili, scivola la scarpa, tiene la pelletteria. “Vendere il brand? Fuori discussione”

Non tutto il lusso mette in mostra bilanci stellari. A doversi accontentare di una condizione di faticosa stabilità, osservando un forte calo degli utili, è Salvatore Ferragamo. La griffe italiana è tornata a pubblicare i bilanci intermedi (31 marzo e 30 settembre), nei primi 9 mesi del 2017, ha infatti chiuso un bilancio piuttosto opaco. Il fatturato è pressoché stabile: poco più di un miliardo di euro (1,005 per la precisione) a tassi correnti, per una flessione dell’0,9%. Fortemente negativa, però, sono le performance degli utili e dell’EBITDA, rispettivamente crollati del 28,3% (79 milioni di euro) e del 25,1% (216 milioni di euro). Funziona il mercato asiatico, che cresce del 3,5%, in affanno l’Europa (-0,9%), in area negativa gli USA, che perdono il 3,3%, penalizzati, dice la griffe, dal trend di vendita nei department store. Per quanto riguarda il prodotto, la calzatura lascia sul terreno l’1,2% delle vendite, mentre la pelletteria resiste, perdendo lo 0,6%. Sul fronte della governance aziendale, Ferruccio Ferragamo, presidente del gruppo (nella foto), ha annunciato in un’intervista al Corriere della Sera “l’evoluzione dell’accordo precedente, che era scaduto, che ha lo scopo di mantenere e promuovere come valore essenziale l’unità e l’armonia della famiglia e assicurare un corretto rapporto tra famiglia e società del gruppo. Se il primo riguardava soprattutto la seconda e terza generazione, questo è rivolto in particolare alla terza e alla quarta”. Nella stessa intervista, Ferragamo ha sottolineato la volontà della griffe di rimanere italiana: “Offerte ne abbiamo avute in passato, e anche recentemente, ma la risposta è sempre stata no. Anzi, ultimamente non abbiamo neanche risposto direttamente. Vendere è una questione che non ci siamo mai nemmeno posti”.

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×