Bain&Co: bene il lusso, ancora meglio scarpe e borse. La situazione “è positiva, ma piena di criticità”

Il contesto, diciamolo subito, è favorevole: secondo la proiezione elaborata da Bain&Co, il mercato dei beni di lusso personali a fine 2018 risulterà in crescita del 6% a cambi costanti, per un giro d’affari complessivo di 260 miliardi di euro. In particolar modo, la società di consulenza e analisi pronostica il +7% per le scarpe (19 miliardi) e il +5% per le borse (51 miliardi). Non solo. Mentre il Consensus Altagamma prevede per il 2019 un ulteriore sviluppo del business del lusso del 5%, con la categoria “Pelle, calzature e accessori” più forte nel suo +7% parziale, ancora Bain & Co valuta per il settore un prossimo futuro roseo: entro il 2025 il business può crescere in una forbice del +3-5%, fino alla quota di 365 miliardi di euro. Eppure, in questa pioggia di percentuali positive, il clima in cui oggi si è tenuta a Milano la 17esima edizione dell’Osservatorio Altagamma è stato di (neanche tanto celata) preoccupazione. “Mai come quest’anno è difficilissimo fare previsioni – ha spiegato Andrea Illy, presidente della fondazione Altagamma -. I numeri sono positivi, ma ci confrontiamo con una deglobalizzazione strisciante dove dal ritorno dei sovranismi nazionali non possono che scaturire nuove conflitti commerciali. Stavamo uscendo da un lungo periodo di crisi, ora ci aspettano nuove sfide che ci costringono a rivedere le strategie”. “Se avessimo presentato lo studio a luglio avremmo pubblicato numeri ancora più brillanti, sulla scorta di un ottimo primo semestre – ha aggiunto Claudia D’Arpizio, analista di Bain & Co -, adesso invece le conglomerate già rivedono al ribasso gli outlook annuali”. Le criticità non sono solo ipotesi remote all’orizzonte, ma anche incombenze assai concrete: ci sono gli interrogativi sul mercato cinese, che oggi valle il 30% dello shopping di lusso, ma che nel 2025 ne varrà il 45-50%, ma anche su quello statunitense, “atteso nel 2019 da una soft recession”, aggiunge D’Arpizio. L’Italia deve saper liberare la propria riserva di competitività, conclude Illy: “Dalla sinergia pubblico-privato su temi come l’istruzione e la formazione professionale, e sulla digitalizzazione”.

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