Cavalli, tutti contro tutti: il fondatore attacca Dundas e “si propone”, i dipendenti milanesi in agitazione contro la proprietà

“Non posso entrare nel merito dell’operazione, ma dico che a me Peter Dundas non piaceva”. Parlando con l’Ansa, Roberto Cavalli non mostra rammarico per la defenestrazione dello stilista norvegese, alla guida della griffe che porta il suo nome (e di cui è ancora socio di minoranza) per appena venti mesi. Il designer toscano, piuttosto, lascia intendere che per rilanciare il marchio avrebbe voglia di rimettersi in gioco in prima persona. “Attorno vedo solo una moda passata, vecchia, compresa quella fatta da stilisti che stimavo – dice –. Anche se oggi sono stanco, avrei una voglia matta di ricominciare a creare”. Chi ha una voglia matta, ma di combattere per il proprio impiego, sono gli ottanta dipendenti milanesi di Cavalli. FIlctem Cgil, Filcam Cisl, Uiltec Uil e le rappresentanze sindacali di base hanno dichiarato lo stato di agitazione contro “l’insana decisione di chiudere la sede di Milano” varata dal fondo Clessidra, che controlla il 90% del capitale della griffe. (rp

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