Chiuri in campo per gli artigiani: “Il made in Italy non va perso”

Chiuri in campo per gli artigiani: “Il made in Italy non va perso”

A fine maggio il governatore Michele Emiliano l’ha inserita nel Gruppo Strategico per la Ripartenza Economica della Regione Puglia. Adesso Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior, spiega che la sua discesa in campo è per gli artigiani non solo del Tacco d’Italia, ma di tutto lo Stivale. Perché “l’Italia è il Paese che ha la supply chain più potente al mondo – spiega a MFF –. Perciò credo sia necessario un riconoscimento istituzionale alla moda”.

Per gli artigiani

Di famiglia d’origini pugliesi, impegnata per la presentazione della collezione Cruise di Dior a Lecce, Chiuri (nella foto) ha avuto più motivi per rispondere presente alla chiamata di Emiliano. “Sono contenta di mettermi a disposizione e di poter dare un contributo. Credo che il fatto di vivere da quattro anni in Francia mi abbia aiutata a capire di più da dove vengo e chi sono”. La stilista, dicevamo, intende declinare il proprio impegno a favore dell’intera filiera nazionale dell’alto di gamma, non solo di quella pugliese: “Mi sono sforzata tantissimo in questi mesi di affermare, anche precedentemente al lockdown – dice –, che la moda è un importante settore economico e in Italia ha una rilevanza seconda solo al turismo. Credo che sia ora di non vedere la moda sempre solo come una cosa frivola. Credo che per questo settore ci voglia un riconoscimento più istituzionale. L’Italia è il Paese che ha la supply chain più potente al mondo e non è possibile che non sia una coscienza nazionale”.

Patrimonio da non disperdere

Che cosa chiede al Governo? “Di pagare le casse integrazioni, in primo luogo – risponde Chiuri –. Sarebbe una grandissima perdita se non riaprissero le piccole imprese artigianali di grande valore: hanno accumulato una conoscenza che non deve essere persa”. Dior fa un certo ricorso alla filiera nostrana: non è un attestato di stima fine a se stesso, ma una necessità che non può trovare altrove risposta. “Non è soltanto questione di sostegno – spiega –, è che questo prodotto si fa solo in Italia. Ci sono certi tipi di lavorazioni che fanno parte di una realtà molto forte in Italia e in Francia. Possiamo interagire solo con questi due paesi di riferimento”.

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