Dior teme la recessione, ma acquisirà ancora in Italia e Francia

Dior teme la recessione, ma acquisirà ancora in Italia e Francia

“Il mercato continua a premiarci: finora siamo andati bene”, dice a MFF Pietro Beccari di Dior. Che gonfia il petto e rivendica i suoi risultati in un lustro da presidente e CEO: “Battere i record è nel nostro DNA”. Ciononostante, Dior teme la recessione in arrivo. E per questo predica la prudenza, per quanto il piano industriale resta invariato, a partire dalle acquisizioni.

Dior teme la recessione

Le premesse, dicevamo, sono positive. Per quanto Beccari (in foto, da LVMH) non si sbilanci in numeri, lascia intendere che dal punto di vista dei conti il 2022 stia andando molto bene. Peccato che lo scenario stia cambiando: “Tutti noi temiamo la recessione che arriva – spiega –. Quindi siamo un po’ prudenti, da qui in avanti non sappiamo cosa accadrà”.

Essere profittevoli

Priorità della griffe in orbita è crescere. “Non penso che sia una vergogna, abbiamo un azionista di riferimento. Il nostro dovere principale è fare fatturato – argomenta –. Si può fare in tanti modi: non sostenibile. Oppure costruendo per il futuro”. Ci sono, intanto, chance per mantenere i tassi di crescita in maniera rapida: ritoccare i listini. “Sì, abbiamo aumentato i prezzi a gennaio e anche un po’ a luglio – ammette Beccari –. Vediamo, se possiamo permetterci di non aumentare, non aumenteremo. E una questione di essere capaci di garantire una certa profittabilità”.

Le acquisizioni

Beccari ammette con MFF che una griffe delle dimensioni di Dior ha un potere: “Essere in tutto il mondo ed essere molto profittevoli. Non lo nascondo – dice –. Ma usiamo questo potere per fare anche opere interessanti. Come con tutto l’artigianato che abbiamo sostenuto durante il Covid. Adesso stiamo acquisendo piccole aziende in Italia. È egoismo, ma è anche perpetuare una tradizione”. Quali M&A prepara? “Non voglio ancora renderli pubblici, ma stiamo associandoci con diverse società italiane e francesi – risponde – per integrare i piccoli business familiari che possono garantire la puntualità, il savoir faire ma anche le quantità da produrre”.

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