Fendi, Prada, Dior: le signore della moda spiegano il lusso

Fendi, Prada, Dior: le signore della moda spiegano il lusso

Un’alta moda che sappia tornare al classico. Come? Praticando la sostenibilità, al largo dalle ipocrisie. E che sappia fare politica. Le signore della moda spiegano il lusso oggi. Silvia Venturini Fendi, Miuccia Prada e Maria Grazia Chiuri (Dior) espongono alla stampa la bussola dell’alto di gamma nella società contemporanea.

Le signore della moda spiegano il lusso

In epoca di grande contaminazione con lo sportswear, ad esempio, c’è da ritrovare (e, quindi, insegnare) il senso dell’eleganza. Ne è sicura Silvia Venturini Fendi, designer dell’omonimo brand controllato dal gruppo LVMH (nella foto a sinistra): “Il classico è atemporale – dice a Milano Finanza Fashion –. Dobbiamo rieducare i giovani al classico, perché questo rappresenta una forma di sostenibilità”.

La vera sostenibilità

A proposito di sostenibilità, ancora con MFF Miuccia Prada (nella foto, al centro) può riconoscere che, oggi, finalmente, è davvero una pratica. “Mentre la sostenibilità prima era una teoria – racconta –, adesso devo dire che sta veramente succedendo. Da noi è diventato normale”. Quando si parla di responsabilità della moda, però, bisogna evitare i facili moralismi. “All’inizio mi stava un po’ antipatica l’ipocrisia su questa cosa – continua –. Per esempio, l’altro giorno avevamo questa camicetta con un missile. Allora è stato detto Oddio, il missile no! E poi nel mentre il mondo si ammazza, ma il missile giocattolo no”.

Tutto è politica

D’altronde, se nella vita tutto è politica (come recita l’adagio), il lusso non può star chiuso nella propria nicchia, come se quanto accade fuori non gli interessi. “Credo che in questo momento storico non si possa non riflettere su certi argomenti – sono le parole di Maria Grazia Chiuri riprese da MFF (nella foto, a destra) –. Io ho cominciato dal femminismo, che per me comprende altri temi, non parla semplicemente della donna. La mia è una moda attivista, lo dico sempre”. L’abilità del designer, dunque, sta nel modulare il proprio messaggio in maniera coerente con l’identità del brand per cui lavora. “All’inizio è stato visto con sospetto, criticato, ma credo che qualsiasi cosa si faccia nella vita abbia una valenza politica – conclude la stilista –. Quando sono arrivata continuavano a dirmi che Dior era legata all’idea di silhouette del fondatore. Nessuno ci pensa mai, ma Christian Dior ha fondato l’azienda dopo la Seconda Guerra Mondiale, in una Parigi devastata. Ha pensato quella silhouette in un contesto storico molto preciso. Per me l’idea che quella rappresentasse oggi la femminilità manifestava un problema di fondo. È stato quello forse il motivo che mi ha portato a parlare di certi problemi”.

Foto da Shutterstock e ImagoEconomica

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