Griffe italiane in mano ad azionisti stranieri? “Il loro passaporto non conta, la qualità delle manifatture sì”. Parola di Marco Bizzarri (Gucci)

Prima a Milano, durante l’evento Esportare La Dolce Vita, organizzato da Confindustria lo scorso 9 maggio. Poi in un’intervista pubblicata dal dorso finanziario del quotidiano la Repubblica, Affari&Finanza. Marco Bizzarri (nella foto), CEO di Gucci, ha detto la sua in modo molto circostanziato e chiaro su un tema spesso dibattuto: in che modo l’essere sottoposta a una proprietà francese influenza la strategia di una griffe a DNA italiano come Gucci. La risposta è pragmatica: “Il made in Italy e la presenza sul territorio sono un valore e lo sono anche per questa azienda, per il suo marchio, per le persone che ci lavorano. L’azionista Kering, che è francese, ha sempre creduto nel valore dell’italianità investendo nelle fabbriche e in quello che è ritenuto un patrimonio di Gucci. Mi lascia dire che Pinault ha investito con determinazione, guardando al lungo termine, più di quanto altri azionisti italiani abbiano fatto in altri anni con altri marchi di settore. Ritengo che il passaporto degli azionisti non faccia la differenza, la qualità delle manifatture e dei prodotti sì”.

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