Hugo Boss si divide tra “upper premium” e “progressive”. Accessori? “Sì, ma fino a un certo punto”

La moda è, tra le tante, anche una questione di etichette. Lo sa bene Hugo Boss, griffe tedesca da sei messi affidata alle cure del nuovo ceo Mark Langer (nella foto). Cura da cavallo, che ne prevede, come più volte annunciato, il rilancio attraverso un drastico riposizionamento di segmento, target di consumo e, necessariamente, prezzo. Il dado tedesco è definitivamente tratto oggi, alla luce delle dichiarazioni di Langer a Moda24, dorso del Sole24Ore dedicato al fashion system. “Ci concentriamo su due brand – spiega Langer -: Boss e Hugo. Il primo deve essere percepito sempre più chiaramente come upper premium, il secondo ha già oggi un ottimo rapporto qualità-prezzo e punta a un pubblico giovane e metropolitano, con listini inferiori del 30% rispetto alla linea Boss. Gli americani, questo segmento, lo chiamano progressive”. Nuova dimensione, ma nessuna volontà di aumentare la quota di produzione relativa agli accessori, anche se “scarpe e borse, da uomo e donna, vanno molto bene e speriamo continuino a crescere, ma non a scapito dell’abbigliamento che oggi vale il 90% del fatturato e sarà sempre il nostro core business”. I dati preliminari di bilancio di Hugo Boss, presentati il 16 gennaio, hanno evidenziato un calo del 4%, per un fatturato pari a 2,693 miliardi di euro. I risultati definitivi saranno annunciati il 9 marzo.

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