Gianfranco Gianangeli per Balenciaga. Federico Arrigoni per Brioni. Silvia Onofri per Miu Miu. È il momento dei CEO emergenti, perché le griffe cercano nuove idee per sfidare il momento negativo del lusso. Sono i futuri Beccari-Bizzarri&co., nel più auspicabile dei casi, che arrivano alla nomina di Amministratore Delegato dopo ventennali gavette nel settore. Le griffe, così come per il nuovo direttore creativo di turno, confidano nelle loro capacità per condurre la nave in porto durante la tempesta.
Il momento dei CEO emergenti
L’Italia della moda non è fatta solo di imprenditori, stilisti e artigiani, ma anche di manager. E negli ultimi mesi alcuni di questi sono arrivati ai vertici di importanti fashion house, dopo aver svolto una gavetta di circa 20 anni, ricoprendo diversi ruoli chiave nelle aziende del lusso e accumulando esperienze. Alcuni nomi? MF Fashion cita Gianfranco Gianangeli (in foto, il primo da sinistra) che con Pierpaolo Piccioli sarà al timone di Balenciaga (gruppo Kering). Federico Arrigoni (in foto al centro), entrato in Gucci nel 2006 e ora nuovo CEO di Brioni (ancora gruppo Kering). Poi Silvia Onofri (in foto a destra) che ha preso le redini del marchio Miu Miu (gruppo Prada). E infine Matteo Sgarbossa, CEO di Balmain (gruppo Mayhoola), anch’egli ex Gucci.
Perché?
“Chi assume per la prima volta il ruolo di CEO potrebbe essere più propenso a costruire soluzioni nuove, proprio perché ha tutto da dimostrare – spiega a MFF Chiara Berlendi di Heidrick & Struggles –. Nei momenti di turbolenza, nominare qualcuno che ha già ricoperto il ruolo di CEO non garantisce necessariamente il successo. Potrebbe infatti essere portato ad applicare un approccio copia e incolla basato su esperienze passate. Ma ciò che ha funzionato in passato potrebbe non essere più efficace, il contesto cambia troppo rapidamente e ogni situazione richiede una strategia su misura e flessibile”. (mv)
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