Le alterne fortune del lusso: Cucinelli vola, Aeffe cresce (ma calzatura e pelletteria soffrono), Ralph Lauren frana

Bene i numeri del gruppo Aeffe nei primi nove mesi dell’anno, ma calzatura e pelletteria non se la passano bene. I ricavi consolidati del gruppo Aeffe (che controlla i brand Alberta Ferretti, Philosophy di Lorenzo Serafini, Moschino, Pollini, Jeremy Scott e Cédric Charlier) sono pari a 213,8 milioni di euro, in crescita del 3,5% a cambi correnti e +3,8% a cambio costanti su base annua. I ricavi della divisione calzatura e pelletteria sono invece arretrati del 2,4% e ammontano a 7 milioni di euro. Una flessione che ha influito sul margine operativo lordo passato dal 10% delle vendite nel 2015 (7,285 milioni di euro) al 9,8% di quest’anno (6,949 milioni di euro). Venendo ai risultati dei brand, Pollini, che genera quasi l’11% del fatturato di Aeffe, ha incrementato i ricavi dell’1,6%. Bene Philosophy (+31,7%) e Moschino (+4,7%) che pesa per il 70% del fatturato complessivo. Massimo Ferretti, presidente esecutivo di Aeffe è fiducioso per il prossimo futuro alla luce di una “raccolta ordini per le collezioni primavera/estate 2017 in crescita del 5%”. Vola Brunello Cucinelli (nella foto), che nei primi 9 mesi 2016 raccoglie 348 milioni dalle vendite e cresce del 9,7% a cambi correnti. I canali monomarca e wholesale incassano aumenti piuttosto simmetrici (rispettivamente +4,2 e +5,9%), mentre la griffe dell’omonimo stilista-filosofo aumenta i fatturati in tutti i mercati: bene l’Europa (+7,3%, inclusa l’Italia a +7,1%), il Nord America (+7,2%) e la Cina continentale (+18,4%). Mentre Puma, il marchio sportivo del gruppo Kering, vede crescere i ricavi addirittura del 61,5% (2,67 miliardi), arretrano gli utili di Ralph Lauren. I profitti del brand statunitense nel terzo trimestre dell’anno arretrano del 71% (da circa 147 a 41,3 milioni di euro) in parte a causa del rallentamento delle vendite, in parte per gli effetti del cambiamento di strategia dell’azienda, che ha ridotto l’offerta commerciale, limitato il ricorso alla scontistica e sostenuto costi di riorganizzazione. La crescita del 2% sui mercati internazionali, in conclusione, non ha controbilanciato il -12% del fatturato in Nord America. (mv/rp)

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