Il lusso? Profuma d’Italia, dice Deloitte. Intanto al Summit di Lisbona chiedono di “adeguarsi alla lentezza cinese”

L’industria mondiale del lusso parla italiano: 26 delle 100 aziende più rilevanti per fatturato sono nostrane. Ma il tessuto produttivo dello Stivale ha un problema dimensionale: il fatturato medio è di circa 4 volte inferiore a quello delle omologhe corporation francesi. Sono alcune delle conclusioni cui giunge il rapporto “Global Power of Luxury 2017” realizzato da Deloitte. Il giro d’affari complessivo dei big dell’alto di gamma nel 2016 è di 212 miliardi di dollari (193 miliardi di euro circa). Le prime tre italiane per fatturato sono Luxottica (l’unica, da quarta, a comparire nella top ten con colossi come LVMH, Kering Richemont), seguita da Prada (17esima) e Armani (21esima). Tra i record del lusso italiano, c’è quello di mostrare un’ottima concentrazione di griffe (in tutto 6) tra quelle che nel periodo 2013-2015 hanno avuto un tasso di crescita a due cifre: tra queste Valentino, Moncler e Furla. Tra tanti motivi di vanto, l’unico di preoccupazione è la (ormai nota) questione dimensionale. Il fatturato medio delle aziende italiane, dicevamo, è di 1,2 miliardi, quello delle francesi è più alto quasi del quadruplo. Lo studio Deloitte offre anche uno spaccato sugli andamenti di mercato. La vendita di borse e accessori va più veloce di abbigliamento e calzature (rispettivamente +13,4% contro +4,4%), mentre l’analisi della composizione della clientela conferma la centralità di Russia, Emirati e Cina. A proposito di mercato del lusso e dei suoi clienti, da Lisbona, dove è in corso il summit Business of Luxury organizzato da Financial Times (14-16 maggio), Luca Solca (Exane Bnp Paribas) invita i brand a rivedere le proprie strategie di crescita sulla principale piazza asiatica: la Cina. Stando a quanto riporta la stessa testata economica, secondo l’analista il pubblico della Repubblica Popolare è diventato più schizzinoso e, almeno per il momento, meno vulcanico nei ritmi di spesa. In mancanza di altri gruppi d’acquisto altrettanto importanti per dimensioni che possano bilanciare il rallentamento, Solca conclude che per il lusso, allora, “l’imperativo della novità è una delle sfide più importanti che dovrà affrontare”.

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