Paris Haute Couture, pelliccia sì o no, di certo “la fake inquina”

Paris Haute Couture si può già definire il trionfo della pelliccia. Nelle collezioni autunno-inverno presentate durante la kermesse francese (in programma fino al 7 luglio) le griffe hanno proposto talmente tanto pelo che Pierre-Philippe Frieh, portavoce dell’associazione francese della pellicceria (Fédération française des métiers de la fourrure), dalle colonne di Fashion Network parla di “rinascita del ruolo della pelliccia nel fashion”. La situazione, però, presenta criticità.

Natural vs. fake
Già, perché se griffe come Dior e Louis Vuitton hanno fatto ampio ricorso alla pelliccia naturale per le loro creazioni, è ampio anche il novero di chi si affida ancora alle alternative. Come Jean Paul Gaultier (che pure ha espresso la possibilità di tornare sui propri passi), che ha presentato piume trattate allo scopo.

Dibattito eco
La divisione degli stilisti non prevede solo la divisione tra chi è a favore e chi contro la pelliccia. A cavallo dei due gruppi si irrobustisce il terzo, quello dei perplessi sulle implicazioni ambientali della vicenda. E così mentre una convinta fur-free come Julien Fournie, racconta ancora Fashion Network, riconosce che le alternative sintetiche rappresentano un problema ambientale (“Necessitano di 6.000 anni per degradarsi”), Giambattista Valli è più risolutivo nel giudizio. “Non c’è niente di ecologico nel fur-free – dice –, è davvero inquinante”.

Nella foto, look di Dior e Louis Vuitton (immagini tratte da dior.com e vogue.com)

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