Per Etro sono i fornitori italiani la soluzione ai rincari

Per Etro sono i fornitori italiani la soluzione ai rincari

La filiera made in Italy ha messo (parzialmente) Etro al riparo dall’aumento dei costi. “Abbiamo avviato una collaborazione con i fornitori italiani, che hanno sposato il progetto, e acquistato le materie prime” dice il CEO del brand, Fabrizio Cardinali. Lo stesso manager ha messo nero su bianco la crescita del marchio: nel 2021 +25% sul 2020 e nel primo semestre 2022 +18% sull’anno precedente. Obiettivo: superare i 500 milioni di euro di fatturato nei prossimi 5 anni. Ecco come.

I fornitori italiani sono la soluzione

In un’intervista a WWD, Cardinali ha parlato di valorizzazione della produzione made in Italy per Etro, marchio controllato da L Catterton (riconducibile alla famiglia Arnault e, quindi, a LVMH). Proprio la collaborazione con le aziende italiane gli ha consentito di ridurre i problemi della supply chain. Ma anche di alleviare la pressione per l’aumento dei costi. “Fin dall’inizio – dice Cardinali -, in concomitanza con il cambio di governance, abbiamo avviato una collaborazione con i fornitori italiani, che hanno sposato il progetto, acquistando le materie prime. Questa mossa ci ha aiutato a coprire gli aumenti strutturali per 12-18 mesi“.

 

 

Obiettivo mezzo miliardo

L’obiettivo di Etro è, ora, quello di più che raddoppiare le vendite nel 2021 e oltrepassare i 500 milioni di euro in cinque anni. L’export vale l’80% dei ricavi i(fonte Il Sole 24 Ore) mentre il womanswear il 65%. Cardinali ammette che “la Russia non era un mercato trascurabile” e che la Cina “stava crescendo a tre cifre” prima dei lockdown degli ultimi mesi. Nel Paese asiatico Etro prevede di aprire 20 nuovi negozi insieme ad un partner locale. “Abbiamo anche testato Tmall e la risposta è stata eccellente: abbiamo venduto 200 borse in due ore durante il San Valentino cinese” ha rimarcato Cardinali. L’altro mercato su cui punta Etro è quello degli Usa, che oggi genera quasi il 20% dei ricavi. “Etro ha tutte le caratteristiche di un marchio lifestyle”, conclude Cardinali che allontana l’ipotesi di una possibile quotazione in Borsa. Il motivo? La ritiene prematura e non coerente, oggi, con i progetti a lungo termine della griffe. (mv)

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