Per gli analisti Kering ha proprio bisogno di un “secondo Gucci”

Per gli analisti Kering ha proprio bisogno di un “secondo Gucci”

Kering ha bisogno di un “secondo Gucci“. Per gli analisti il gruppo francese è troppo dipendente dal suo marchio ammiraglio. Se vuole crescere mantenendo le sue economie di scala, osservano, dovrà attrezzarsi per cercare un nuovo propulsore. Per rimanere in scia di LVMH, che con Tiffany ha un terzo motore di crescita oltre a Louis Vuitton e Dior, Kering ha dunque due strade. Quali? O investe forte nella crescita di uno dei marchi che ha già in portafogli, oppure finalizza un’acquisizione di un certo spessore.

Un secondo Gucci

Luca Solca (Bernstein) sostiene che, sebbene la performance nel primo trimestre 2021 abbia attenuato le preoccupazioni di alcuni investitori, Kering è ancora in ritardo rispetto a LVMH. Gucci, che genera il 60% dei ricavi di Kering e l’80% dei suoi profitti, si è ripreso, certo. Ma il brand appare ancora più lento rispetto a diversi competitor, nonostante abbia attuato diverse strategie per mantenere il suo impeto, come la collaborazione con Balenciaga. Alcuni analisti, si legge su ladymax.cn, non apprezzano l’iniziativa: solo i deboli, obiettano, hanno bisogno di raggrupparsi. Dal loro punto di vista, Gucci avrebbe chiesto aiuto ad un marchio di dimensioni inferiori per riconquistare lo slancio.

 

 

Chi è dentro

A proposito delle risorse interne, il gruppo esplora a fondo il potenziale dei suoi marchi. Saint Laurent, Bottega Veneta e Balenciaga crescono forte. Kering cerca di cambiare la sua strategia: non applicare per tutti i marchi la stessa formula, ma lasciare a ogni griffe la libertà di svilupparne una propria.

Chi è fuori

Al contempo Kering si starebbe anche guardando intorno. Come ricorda Business of Fashion, il gruppo francese ha provato ad acquistare Versace, ma la sua offerta è stata superata da quella di Michael Kors. Avrebbe poi sondato il terreno per Moncler, Prada e Dolce & Gabbana. E avrebbe, infine, presentato un’offerta (rifiutata) a Richemont. Il problema, secondo gli analisti, è che Kering sembra applicare con estrema rigidità la sua “disciplina finanziaria” e non riesce a cogliere le opportunità. Da parte sua Kering respinge le pressioni, non vuole avere fretta e ha fiducia nei propri marchi: “Siamo fiduciosi nella capacità delle nostre case di crescere nel 2021 e oltre”, ha affermato il direttore finanziario Jean-Marc Duplaix. (mv)

Foto da Facebook

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