Brasile: la carne costa meno, ma non rinuncia ai volumi produttivi

Brasile: la carne costa meno, ma non rinuncia ai volumi produttivi

I dati sono convergenti e, soprattutto, coerenti. Nel 2023 la zootecnia brasiliana si confronta con la deflazione: la carne costa meno e, quindi, i fatturati ne risentono. Ma, ciononostante, i player della filiera sudamericana non hanno intenzione di tagliare i volumi produttivi: le prospettive sono di crescita.

La carne costa meno

Il trend, dicevamo, è coerente. A proposito dell’export, ad esempio, Abrafrigo (l’associazione dei trasformatori) registra ad agosto il fatturato estero in calo del 29% (per 962 milioni di dollari di giro d’affari), pur a fronte di un dato in volume stabile (-0,16%). La stessa dinamica si riconosce nel bilancio provvisorio del periodo gennaio-agosto: l’export in valore segna il -23% (6,7 miliardi), malgrado la performance in volume dica “solo” -0,53%. Influenza il risultato il calo degli acquisti dalla Cina, ma, ancor di più, lo condiziona quello del prezzo delle carni rosse.

 

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Nessuna rinuncia ai volumi

Il calo del costo della carne, a quanto pare, non spinge i player della filiera a rivedere i volumi di produzione. Anzi. Secondo IBGE (l’istituto nazionale di statistica), malgrado la deflazione anche sul mercato domestico, in prospettiva la zootecnia chiuderà il 2023 con un aumento di produzione del 7%. Passando dal generale al particolare, Frigol (tra i principali attori della filiera) prevede di chiudere l’anno con il +22% dei volumi di produzione a fronte del -10% del fatturato.

 

 

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