Due notizie da Zimbabwe e Australia sulla filiera del coccodrillo

Due notizie da Zimbabwe e Australia sulla filiera del coccodrillo

Un paio di notizie dalla filiera del coccodrillo. Da una parte un gruppo leader del Niloticus che investe nell’oro per diversificare in un mercato fattosi piccolo (e quindi pericoloso). Dall’altro un governo che annuncia controlli per verificare che gli allevamenti del Paese soddisfino i requisiti di legge. Zimbabwe e Australia ci raccontano due notizie che danno il polso del mercato.

Le due notizie

A proposito della filiera del coccodrillo, colpisce che Padenga, azienda dello Zimbabwe, ha acquisito il 49,9% di Dallaglio Investments, gruppo minerario impegnato nell’estrazione dell’oro. L’operazione, chiusa per un valore pari a 45 milioni di dollari, consente a Padenga, che già ne deteneva il 51,1% dal 2019, di assumere il controllo del gruppo minerario. Più che il deal in sé, a colpire sono le ragioni. Perché la stampa locale racconta che Padenga si trova in un mercato che, tra richieste di qualità e certificazioni, si è fatto molto piccolo. Attualmente fornisce di pelli di Niloticus una sola azienda, la conceria francese TCIM (parte di HCP Group, divisione delle pelli esotiche che fa capo a Hermès). Per questo Padenga ha sentito il bisogno di diversificare le fonti di ricavo investendo nei metalli preziosi. Intanto, a proposito di un mercato dove le regole si fanno più stringenti, Fashion Network riporta che in Australia il Ministero per l’Ambiente ha annunciato un round di controlli negli allevamenti di coccodrillo. L’obiettivo è verificare l’applicazione dei codici di condotta di cui si è dotato il Paese.

Foto da Wikipedia

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