Francia, magazzini pieni di pelli grezze bloccate dal lockdown

Francia, magazzini pieni di pelli grezze bloccate dal lockdown

In Francia c’è un problema: i magazzini straripano di pelli grezze bloccate dal lockdown. Sarebbero circa 3 milioni le pelli in stock. Che c’entra il Coronavirus? Ha condizionato lo scenario di mercato. Durante il “confinement”, come in Francia chiamano il lockdown, la raccolta di materia prima conciaria non si è fermata. D’altronde, i francesi hanno continuato a mangiare e i macelli, per quanto a ritmo ridotto, a fare il proprio lavoro. Ma, nel frattempo, si è di fatto arrestata la concia globale, che, quando pure a maggio ha potuto riavviare i bottali, si è trovata in un contesto di domanda debole.

Pelli grezze bloccate dal lockdown

Come riepiloga Les Echos, testata transalpina controllata dal gruppo LVMH e di solito attenta alle dinamiche della moda, circa la metà delle pelli grezze francesi è indirizzata ai mercati esteri. In particolare, verso Italia (primo acquirente), Cina e Spagna. “Tra gennaio ed aprile le vendite verso questi tre Paesi si sono ridotte del 30-35%, mentre le concerie nazionali riducevano gli acquisti nello stesso ordine di misura – spiega Frank Boehly, presidente di CNC (Conseil National du Cuir) –. I raccoglitori si trovano con 3 milioni di pelli in stock e non sanno più dove metterle. Non vogliono essere costretti a distruggerle, è come chiedere a un contadino di buttare il suo latte”.

 

 

La soluzione la può offrire il governo

E ora? La ripresa del mercato della pelle è troppo lenta per sperare di smaltire l’invenduto in tempi rapidi. Mentre al momento, in assenza di depositi refrigerati disponibili, l’unica possibilità è mettere la materia prima conciaria sotto sale. Ma non è una soluzione praticabile a lungo. Il principale utilizzatore finale delle pelli è il lusso e, quindi “se le pelli presentano difetti, perdono valore o non possono essere più vendute”, ammonisce Boehly. È nelle disponibilità dell’Eliseo la soluzione di una crisi socio-economica (che può conoscere risvolti sanitari, riguardando un materiale organico e putrescibile). “Il ministero dell’Agricoltura potrebbe aiutarci autorizzando nuovi magazzini refrigerati – conclude il dirigente di CNC –. L’approvazione di un nuovo sito può richiedere sei mesi. Abbiamo sollecitato le autorità pubbliche, che rimangono in silenzio”.

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