Il mercato della carne crescerà nel mondo, ma non in Europa

Il mercato della carne crescerà nel mondo, ma non in Europa

Nel mondo cresce, in Europa cala. Secondo diversi studiosi internazionali, il consumo di carne subirà nei prossimi 10 anni un’impennata a livello globale. Nel 2031 il mercato della carne arriverà a valere quasi 18 miliardi di dollari, contro gli 11 attuali. All’interno di questo contesto, tuttavia, i consumatori europei si stanno muovendo controcorrente.

Nel mondo la carne cresce

Secondo uno studio di FMI (Future Market Insights), il mercato della carne bovina chiuderà il 2021 con vendite per 11,6 miliardi di dollari. Ma ciò che più sorprende sono le previsioni di crescita. Lo stesso ente di ricerca stima, infatti, che nel 2031 il mondo consumerà carne bovina per 17,9 miliardi di dollari. Risultato che vale il +54,31% nel corso del decennio in esame. A registrare l’incremento maggiore nelle vendite dovrebbe essere la carne di manzo con il 3,7% da qui al 2031, con un margine nettamente maggiore per quella certificata e “biologica”, vale a dire ottenuta da animali che nel corso della loro vita sono stati alimentati solo con erba. Lo stesso studio prevede che alla fine del periodo considerato, i colossi della carne deterranno tra il 30 e il 50% del mercato internazionale.

In Europa cala

Intanto il consumo nel Vecchio Continente pare calare. Il dato va preso con le pinze, perché tra i promotori dell’indagine ci sono Innova Market Insights, l’università di Copenaghen e l’università di Gent. Ma anche l’ONG ProVeg International, organizzazione che, come riporta nel suo stesso portale, punta a “ridurre il consumo globale di animali del 50% entro il 2040”. L’indagine, come riporta foodnavigator.com, riporta che circa il 46% degli europei afferma di aver mangiato meno carne nel 2021 che nel 2020. Il Paese in cui il consumo ha tenuto di più è la Danimarca, dove solamente il 37% dei cittadini ha imposto delle limitazioni all’assunzione di carne. Secondo la stessa ricerca, il 40% degli europei sarebbe intenzionato a ridurne il consumo nei prossimi mesi mentre tra i danesi tale percentuale è ferma al 33%. (art)

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