La pelle d’asino è il nuovo oro nero: cinesi pronti a tutto, pure al contrabbando

Nelle strade di Lahore e Kasur, città del Pakistan sedi di importanti mercati della pelle, è facile imbattersi nelle carcasse scuoiate di asini abbandonate sul selciato. Così come è frequente vedere nelle stesse città commercianti cinesi concordare con grezzisti senza scrupoli pagamenti in cash per pelli illegali. Secondo la stampa locale, nelle ultime settimane la polizia ha eseguito diversi arresti di contrabbandieri che di notte attraversano il confine tra Pakistan e Cina per esportare pelli d’asino essiccate o sotto sale. È l’ultimo capitolo della fame di Pechino per la pelle d’asino, materiale che l’industria locale utilizza per ricavare cosmetici, alimenti e, soprattutto, l’eijao, un rimedio della medicina tradizionale cinese utile per curare malanni come raffreddore e insonnia. È proprio la crescente domanda del nuovo ceto medio della Repubblica Popolare per l’eijao ad aver reso le pelli d’asino un bene prezioso, per il quale vale la pena infrangere la legge. Il commercio della pelle d’asino è infatti proibito in un numero crescente di Paesi. La Cina ha posto dei limiti dopo che il patrimonio equino nazionale è passato in 20 anni dagli 11 milioni di esemplari ai 6.  Molti stati africani hanno fatto lo stesso dopo che i commercianti cinesi hanno rivolto lo sguardo verso il continente nero: per citare gli ultimi casi, il Niger ha imposto lo stop agli abbattimenti perché nei primi 10 mesi dell’anno la quota di asini macellati (80.000) ha più che raddoppiato il livello del 2015 (27.000); prima ancora era corso ai ripari anche il Burkina Faso, dove fino ad agosto erano stati conferiti ai macelli 45.000 esemplari su un patrimonio nazionale di 1,4 milioni. Gli effetti sul mercato si sono fatti presto sentire. Secondo the Sauer Report, il prezzo della pelle d’asino in Africa, dove sono ancora accessibili i mercati di Sudafrica e Kenya, è schizzata al prezzo monstre di 98 dollari l’una. Proprio questo rende più appetibile, tornando alle carcasse nelle vie di Lahore, il grezzo illegale pakistano. Stando a quanto scrive The International Leather Maker, dall’adozione del bando all’export il valore della materia prima di Islamabad è calato dalla forbice 95-190 dollari all’attuale di 47-66. Come sono riusciti gli acquirenti cinesi sarebbe riusciti a imporre prezzi più bassi ai loro fornitori? Facendo passare lo sconto come un rimborso per i notevoli costi sostenuti per corrompere autorità portuali e doganali. Giochi sporchi sulla pelle degli asini. (rp)

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