Tokyo sorride alle carni rosse, ma Brexit fa tremare l’agnello gallese: gioia e dolore della zootecnia brit

Il 2018 potrebbe essere l’anno buono. Il Giappone è in procinto di ritirare il veto all’import di carni rosse dalla Gran Bretagna, adottato ormai più di vent’anni fa allo scoppio del caso Mucca Pazza (BSE, encefalopatia spongiforme bovina). L’ambasciata inglese a Tokyo lavora dal 2012 a questo risultato, mentre sono andati a buon fine i sopralluoghi effettuati la scorsa estate dalle autorità nipponiche in aziende della filiera britannica. “L’apertura del mercato giapponese potrebbe portare nelle nostre casse 15 milioni di sterline l’anno in più”, è il commento di George Eustice, ministro inglese dell’Agricoltura, riportato dalla stampa. La boccata d’ossigeno in arrivo per la carne rossa britannica non compensa, però, le preoccupazioni di quella ovina gallese. “Il 95% del nostro agnello è diretto ai Paesi UE – ha spiegato a Global Meat News Gwyn Howells, ceo di Meat Promotion Wales – ma non abbiamo alcuna certezza dei rapporti commerciali che avremo con l’area euro dopo Brexit”. Nel 2016, continua il manager MPW, il Galles ha esportato carni di agnello per 124 milioni di sterline (circa 141 milioni di euro) e carni rosse per 61 milioni (69,5 milioni di euro).

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