Valle d’Aosta, allevatori costretti ad anticipare la macellazioni

Valle d'Aosta, allevatori costretti ad anticipare la macellazioni

In Valle d’Aosta gli allevatori, spalle al muro, sono costretti a rivedere i piani e anticipare le macellazioni. I prezzi dei cereali sono alle stelle a causa della guerra e della siccità. E chi deve gestire piccole mandrie di bovini fatica a rimanere a galla. I guadagni derivanti dalla vendita di latte e prodotti caseari non bastano nemmeno ad andare a pari con le spese. Secondo gli operatori, a settembre dovranno spendere 1 euro in più ogni 24 ore per sfamare ciascun animale. E così c’è chi deve fare la scelta più difficile: ridurre il numero di capi attraverso l’abbattimento forzato. I primi a lanciare l’allarme sono gli allevatori della Val d’Aosta, dove sono già in molti ad aver preso la decisione di sfoltire la mandria quando scenderanno dall’alpeggio.

Anticipare la macellazioni

“Sta bruciando tutto. C’è un sole cattivo. L’erba è già secca, di un colore giallastro quasi bianco. Fino a 15 giorni fa la situazione non sembrava così grave, dormivamo ancora con due coperte”. In poche parole, parlando a La Stampa, l’allevatore Remo Dalbard fotografa la situazione sugli alpeggi in Val d’Aosta. A causa della siccità l’ambiente non è più quello dei una volta e le temperature elevate influenzano, insieme alla guerra in Europa dell’Est, il prezzo dei cereali. Manca anche il fieno. Secondo le stime degli operatori, a settembre ogni giorno costerà 1 euro in più sfamare ciascun animale. Impossibile guadagnare vendendo latte e prodotti caseari, che tra l’altro saranno di meno, ma anche solo rientrare delle spese. E allora? “Quando scenderò dall’alpeggio, porterò al macello 40 capi su 120” riprende Dalbard. Abbattimento forzato. Tutti ci stanno pensando, molti hanno già deciso.

 

 

Guadagnare dalla macellazione

“Il problema è molto grave” dice ancora a La Stampa Omar Tonino, presidente degli allevatori valdostani. “Non possiamo ricorrere al mercato e alzare il prezzo, noi ci muoviamo dentro un sistema cooperativo – prosegue -. E i prezzi di vendita del latte si fanno a fine anno. Quindi: ricavi uguali, ma costi molto più alti. Ecco dove siamo finiti”. Così abbattere gli animali non significherà solo abbattere i costi, ma anche fare cassa vendendo la loro carne e magare gli scarti, come la pelle. (art)

Foto d’archivio

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