Coronavirus non spiazza suolifici e accessoristi (rischi ci sono)

Coronavirus non spiazza suolifici e accessoristi (rischi ci sono)

Per suolifici e accessoristi italiani il Coronavirus comporta delle criticità, ma potrebbe anche regalare opportunità. La filiera produttiva sembra tenere bene, le commesse vengono regolarmente consegnate e ci sono speranze di poter intercettare ordini e produzioni che prima venivano svolti altrove. Restano, ciononostante, i timori per lo scenario che si potrebbe presentare tra qualche mese.

Voci venete

“Per il momento devo dire che non riscontriamo difficoltà”, spiegano da Valter di Malcontenta (Venezia), azienda che produce bijoux, componenti e accessori sia per abbigliamento che per pelletteria e calzature. “Anche per ciò che riguarda le materie prime che importiamo, come le paste per gli stampaggi, non rileviamo particolari criticità”. Le difficoltà vissute da alcune aziende estere potrebbero così trasformarsi in opportunità per quelle del veneziano. “Per ciò che riguarda forniture e ordini siamo tranquilli” fanno sapere da Strass & Cristalli. L’azienda di Noventa di Piave (Venezia) è un player internazionale della commercializzazione all’ingrosso di prodotti come componenti e accessori per l’abbigliamento e la calzatura. “Qualche spedizione ci è arrivata a fatica, altre sono arrivate regolarmente – continuano –. Il nostro magazzino è ben fornito e questo ci mette al riparo. Per ora comunque non abbiamo registrato un calo degli ordinativi e, anzi, siamo stati contattati da alcuni potenziali nuovi clienti a caccia di articoli che non trovano sul mercato”.

Accessoristi e suolifici

Il Tacchificio Zanzani di Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena) ha registrato l’annullamento di qualche ordine. “Annullamenti che per il momento non sono rilevanti. Bisognerà aspettare un po’ di tempo per capire effettivamente l’impatto del Covid-19. Nessuna sostanziale criticità invece per l’approvvigionamento”. Anche nelle Marche si pensa, con trepidazione, allo scenario che bisognerà fronteggiare tra qualche mese. Il fatto che le vendite siano bloccate, quelle del prodotto finito come quelle dei materiali che lo compongono, non lascia sereni. “Diversifico quindi assorbo l’urto dell’epidemia” è la sintesi di Roberto Cardinali di Tecnofilm. “Non stiamo subendo grandi ripercussioni dall’epidemia – spiega il manager dell’azienda fermana, tra i primi produttori europei di poliolefine funzionalizzate e compounds termoplastici per la calzatura –. Sia dal lato dell’approvvigionamento che da quello delle vendite siamo molto diversificati. Riusciamo a gestire bene le eventuali criticità. Non ne prevediamo nemmeno per i prossimi mesi”. Secondo Cardinali, l’unica ripercussione degna di nota è l’aumento dei costi di trasporto, quantificato nell’ordine del +5-10%.

 

Il problema delle vendite

Timori, ma anche possibili opportunità per il suolificio Da.Mi. di Sant’Elpidio a Mare. “La filiera di approvvigionamento è italiana per cui non abbiamo problemi su questo versante – ci dice il CEO Michela Catalini –. Al momento l’impatto dell’epidemia è contenuto. Va detto che, come hanno sottolineato i colleghi calzaturieri, le vendite sia in Italia che all’estero sono praticamente bloccate. Gli agenti non sono ricevuti. Cerchiamo di ovviare a questo con l’online”. Qualche azienda marchigiana (produttori di calzature e accessoristi) aveva dichiarato di aver ricevuto sondaggi da parte di clienti che, impossibilitati di reperire il materiale o il prodotto finito in Cina, si erano rivolti al mercato italiano. Tra le aziende interpellate anche Da.Mi.: “Abbiamo realizzato solo qualche campione. Ma la produzione in Cina sta ripartendo – conclude –: non credo che il cliente tornerà di nuovo da noi per una questione di prezzi”. (art/mv)

Foto dall’Area Trend di Lineapelle 98

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