È partito il revenge shopping alla russa (ma si bada al prezzo)

È partito il revenge shopping alla russa (ma si bada al prezzo)

Ecco il revenge shopping alla russa: aumenta la spesa destinata ad abbigliamento e calzature ma, per le scarpe, il criterio di acquisto non è la qualità. Bensì il prezzo. Un criterio che non premia la produzione italiana, in un contesto attuale in cui l’import russo di scarpe cresce. Per il settore conciario, la Russia ha recuperato i livelli pre-pandemia: nell’area CSI il Covid pare aver avuto un impatto meno pesante rispetto a molti Paesi. Il settore, però, segnala la scarsità di grezzo a disposizione.

Revenge shopping alla russa

Secondo Rosstat, il portale di statistiche della Russia, nel primo trimestre del 2021 la spesa dei russi per abbigliamento e calzature è cresciuta di 2,5-3 volte. Eppure, secondo Alexandra Andrunakievich, CEO di RSKO, l’associazione che riunisce i produttori di pelle e calzature, i prezzi delle importazioni sono fortemente diminuiti nei primi sei mesi del 2021. Gli acquisti sono passati da una media di circa 12 dollari nel 2019 ai nemmeno 10 dollari attuali. Importazioni che sono in costante aumento. Andrunakievich è intervenuta in un incontro che si è svolto il 30 agosto nell’ambito della fiera Mos Shoes (30 agosto – 2 settembre) e ha fatto il quadro del mercato russo della calzatura. Questo vale 550 milioni di paia. Di questi 550 milioni, nel 2020 la produzione russa ha coperto 93 milioni di paia (16,9%), il mercato “ombra” il 36,5% (201 milioni di paia), mentre le importazioni hanno coperto il residuo 46,5% (256 milioni di paia).

 

 

La produzione conciaria

Come riporta Riamoda, la stessa manager ha fornito le statistiche riguardanti la produzione conciaria russa. Nel primo semestre del 2021 è stata di 969 milioni di metri quadrati. Il risultato è in linea con quello dell’analogo periodo del 2019 (970 milioni), nonché in crescita del 9% sul 2020. Nel corso del suo intervento, Andrunakievich ha osservato come l’export di pellame sia cresciuto del 59% rispetto al primo semestre del 2019. “C’è stato un aumento delle esportazioni di prodotti semilavorati, in particolare wet blue. Ma abbiamo aumentato le importazioni perché siamo a corto di materie prime”. (mv)

Foto dei grandi magazzini GUM (dal web)

Leggi anche:

 

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×